Il WTO (World Trade Organization) ha emesso una sentenza che autorizza gli Stati Uniti ad applicare dazi contro l’UE per un valore compreso fra i 5 ed i 10 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti vogliono colpire l’Europa come rappresaglia per gli aiuti dati dall’UE ad Airbus, consorzio del vecchio continente produttore di aerei, primo nel suo settore nel 2019. Infatti questa operazione avrebbe innescato, secondo Washington, una situazione di conocrrenza sleale della società europea nei confronti del suo competitor statunitense, Boeing.
I dazi e la sentenza del WTO
Il WTO è un’organizzazione internazionale, con sede in Svizzera, che si occupa di regolare i rapporti commerciali fra gli Stati che ne fanno parte. Per applicare dei dazi contro paesi membri del WTO è necessario che tale scelta sia motivata ed approvata come legittima dall’ente. L’organizzazione ha dato ragione a Washington ma non del tutto. L’amministrazione di Donald Trump, infatti, aveva stilato una lista di prodotti da sottoporre a dazi per un valore complessivo di circa 21 miliardi di dollari. Il WTO ha autorizzato gli Stati Uniti ad applicare tasse d’importazione extra sui prodotti europei per un valore complessivo massimo di 10 miliardi di dollari, quindi sarà necessario sfoltire la lista o abbassare i dazi previsti.
I paesi europei più colpiti dalla politica commerciale USA saranno la Francia, al primo posto, seguita dall’Italia e poi dalla Germania.
Un’ingiustizia per l’Italia
I dazi vogliono essere una rappresaglia per l’operazione in aiuto del consorzio Airbus da parte dell’UE. Tuttavia i paesi ad essere più legati al consorzio Airbus e che hanno beneficiato della crescita della compagnia produttrice di aerei sono soprattutto, Germania, Spagna, Regno Unito e Francia. L’Italia non fa parte di Airbus, eppure è il secondo paese più colpito. Le istituzioni e le azinede italiane hanno fatto presente più volte a Washington l’iniquità di tali misure, senza essere per il momento ascoltati.
Le proteste
I prodotti made in Italy colpiti dai dazi, che potranno essere applicati a partire da ottobre, sono i formaggi, l’olio extravergine d’oliva, i salumi, i vini, la pasta. Inoltre potrebbero esserci limitazioni anche per quanto riguarda il settore della moda.
A temere questa situazione è soprattutto il consorzio del Grana Padano. Infatti, gli USA dopo la Francia sono il secondo paese importatore di questo prodotto. Sono presenti 700.000 forme di parmigiano destinate al mercato americano che, a meno che questo formaggio non venga eliminato dalla lista dei prodotti da sottoporre ai dazi, sarà necessario vendere altrove. Stefano Berni, direttore generale del consorzio Grana Padano, ha anunciato una serie di manifestazioni davanti alle basi della NATO. Anche Cia-Agricoltori ha annunciato che intende organizzare imponenti manifestazioni in tutta la penisola.
Per i consumatori italiani la situazione non sarà drammatica. Infatti la difficoltà a vendere molti prodotti negli Stati Uniti farà probabilmente abbassare il loro prezzo per un periodo, in particolare quello di diversi formaggi e del latte.