Dopo il fallimento del Merger con Commerzbank dell’aprile scorso, è di pochi giorni fa la notizia secondo cui Deutsche Bank, colosso tedesco nel mercato bancario, avrebbe annunciato il taglio, entro il 2022, di 18.000 posti di lavoro (sui circa 92.000 attuali). Inoltre la Banca uscirà dal Global Equities e ci sarà una significativa riduzione delle attività ponderate per il rischio di Corporate & Investment Banking.
Il piano prevede una riduzione del totale degli attivi e delle dimensioni del portafoglio derivati del 20% (€1.300 miliardi in meno dai €48.000 miliardi totali). Inoltre sarà creata una Capital Release Unit (“bad bank”) dove verranno trasferiti asset equivalenti al 40% del RWA (Risk Weighted Average – Attività ponderate per il rischio) pari a €74 miliardi.
I problemi della banca tedesca, in realtà, non sono una novità, anche se i nodi stanno venendo al pettine solo nell’ultimo periodo. Dalla crisi del 2008, infatti, Deutsche Bank ha accumulato circa 18 miliardi di dollari di multe. Il Fondo Monetario Internazionale, nel suo Financial Sector Assessment Program del giugno 2016, individuò proprio in Deutsche Bank il rischio sistemico maggiore per la finanza globale, seguita dall’inglese HSBC e dalla svizzera Credit Suisse.
A pesare di più, tuttavia, non sono i problemi legali ma l’eccessiva esposizione di Deutsche Bank in strumenti derivati. Nonostante quanto affermato dal professore Luiss Borri, secondo cui <<Il valore nozionale del mercato globale dei derivati di per sé significa molto poco. Molto meglio guardare alla cosiddetta posizione lorda di mercato (gross market position), ovvero a quanto costerebbe rilevare, a prezzi di mercato, tutti i contratti in essere>>, è anche vero che la sensibilità a fluttuazioni dei valori in gioco risulti essere impressionante.
Secondo un articolo di ZeroHedge l’esposizione della Banca tedesca in strumenti derivati, al termine del 2018, risultava essere di circa $49 trilioni di dollari. Il rischio sistemico è dato soprattutto dal fatto che la maggior parte delle principali “too big to fail” americane ha una profonda connessione finanziaria con Deutsche Bank