Emanuele Palma, ingegnere e dirigente di FCA, martedì 24 settembre 2019 è stato arrestato dall’FBI di Detroit nel Michigan. L’operazione della polizia federale statunitense è partita da un’indagine iniziata nel 2017 su sospette irregolarità nelle emissioni dei motori di alcuni veicoli della soceità. Quello che è emerso potrebbe portare a conseguenze molto spiacevoli per la casa automobilistica italo-americana. Palma è sotto processo con l‘accusa di frode informatica ai danni dei consumatori, truffa ai danni dello Stato, violazione del Clean Air Act e falsa testionianza sotto giuramento.
FCA come Volkswagen?
Le prove delle azioni illecite commesse dal dirigente di FCA sono emerse da alcune e-mail, sequestrate dal Dipartimento di Giustizia statunitense. Nel gennaio 2017 partì l’indagine dell’FBI per via di un dispositivo presente nei motori dei modelli di auto successivamente incriminati. Questo si sospettava progettato per ingannare i controlli sulle emissioni. Secondo gli inquirenti, si trattava di un meccanismo simile a quello utilizzato da Volkswagen nel 2015, che portò al così detto Dieselgate. Questo scandalo costò alla società tedesca più di 30 miliardi di dollari e la perdita del 40% del suo valore azionario.
Il dispositivo aveva attirato l’attenzione della polizia federale prima di tutto perché non era registrato. La società italo-americana aveva giustificato questa mancanza sostenendo che fosse dovuta ad un malinteso causato dalle diverse norme in Europa e Stati Uniti. Le indagini hanno infine, secondo le informazioni trapelate, confermato i sospetti dell’FBI. Il dispositivo era stato deliberatamente tenuto nascosto ed era programmato proprio per alterare i controlli sulle emissioni. Si tratterebbe di un’accusa analoga a quella che ha portato al disastro per Volkswagen.
FCA prova a patteggiare
I vertici di FCA già in passato, con accuse simili, avevano patteggiato con le istituzioni statunitensi, pagando delle multe in cambio dell’archiviazione delle inchieste. Come le altre volte, anche in questo caso gli alti dirigenti negano qualunque coinvolgimento sostenendo che i loro dipendenti hanno agito di loro iniziativa. Il patteggiamento proposto al govenro americano è superiore ai precedenti e sarebbe di 500 milioni di dollari per chiuderla qui. Tuttavia la situazione potrebbe non essere tanto semplice per la casa automobilistica.
I reati emersi questa volta, con l’arresto di Palma, sono più gravi e soprattutto le prove sono più schiaccianti dei casi precedenti. Dopo il trattamento riservato, in una situazione del tutto simile, alla Volkswagen, con il Dieselgate che le è costato 30 miliardi di dollari, è difficile credere che FCA se la possa cavare “solo” con 500 milioni.