Da una parte 3000 posti di lavoro tagliati, dall’altra un’indagine per comportamenti lesivi all’economia nazionale. Due grandi compagnie di proprietà indiana stanno mettendo in crisi l’acciaio europeo.
Tata Steel è una compagnia che si occupa di produrre acciaio, con sede a Londra. Opera principalmente nel Regno Unito e in Olanda ed è controllata dalla multinazionale indiana omonima, Tata. A causa di un fallito merger con la tedesca Thyssenkrupp, che avrebbe dovuto ridurre il costo delle operazioni, la compagnia ha deciso di avviare dei tagli per un totale di 3000 posti di lavoro. Circa due terzi dei tagli riguarderà impieghi d’ufficio, e non sono previste chiusure di impianti.
I vertici di Tata Steel spiegano che le condizioni del mercato sono gravi, e che la decisione è stata presa per aiutare la compagnia a tornare sostenibile dal punto di vista finanziario.
Anche la British Steel si è trovata in una situazione difficile, ma è stata salvata da un investimento cinese da 1.2 miliardi di sterline da parte della Jingye.
In Italia invece è partito un blitz da parte della Guardia di Finanza nell’acciaieria di Taranto e negli uffici di Arcelor Mittal di Milano, dove sono in atto perquisizioni e sequestri. L’operazione segue l’esposto presentato dai commissari straordinari, il quale ha fatto partire un’inchiesta contro ignoti per “distruzione di mezzi di produzione” e “appropriazione indebita”, ma il gruppo franco-indiano è anche accusato di omessa dichiarazione dei redditi. In sintesi Arcelor Mittal viene denunciata per fatti e comportamenti lesivi all’economia nazionale.
L’azienda aveva intanto sospeso la chiusura degli impianti e aveva riaperto i propri uffici commerciali, e ora conferma che sta collaborando con le autorità italiane.