Negli ultimi giorni sono state rese pubbliche due importanti rilevazioni statistiche riguardo l’occupazione negli Stati Uniti e in Canada: si tratta dei dati sulle richieste per il sussidio di disoccupazione, che hanno avuto nei due paesi un incremento impressionante nell’ultima settimana. Come si può immaginare, le richieste di sussidio approssimano in maniera molto efficace il numero di persone che hanno perso il lavoro, anche se il dato vero potrebbe essere ancora più ampio.
Cosa è successo in Nord America
Il Primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato che nella settimana tra il 16 e il 22 marzo sono state inoltrate 929 mila nuove domande per il sussidio di disoccupazione: si tratta del 5% della forza lavoro canadese. Tale cifra dimostra l’impatto devastante che la pandemia sta avendo sull’economia della nazione. Il numero medio di domande settimanali prima dell’emergenza ammontava infatti a circa 45 mila (si veda il grafico seguente – Fonte: Bloomberg, su dati Statistics Canada).
I dati pubblicati dal Dipartimento del Lavoro USA risultano ancora più impressionanti: nella settimana tra il 15 e il 21 marzo le richieste per la disoccupazione sono aumentate di 3 milioni di unità rispetto al periodo precedente. Si tratta dell’incremento settimanale più alto da quando la serie storica viene rilevata, cioè dal 1967. Per capire la portata di questo dato è sufficiente notare che il record precedente, del 1982, ammontava a +695mila: il picco di questa settimana è quasi cinque volte tanto (si veda il grafico sotto – Fonte: FRED, Federal Reserve Bank of St. Louis).
Lo stato più colpito è quello della Pennsylvania. In questo territorio l’industria dell’accoglienza turistica è una componente molto importante dell’economia e dà lavoro a 450 mila persone. Le richieste di sussidio nella settimana rilevata sono state circa 379 mila, e il governatore dello Stato ha annunciato che, in totale, negli 11 giorni compresi tra il 15 e il 26 marzo circa 650 mila persone hanno fatto domanda, un numero che potrebbe salire a 800 mila con i dati aggiornati di venerdì 27.
La Pennsylvania non è uno degli stati maggiormente colpiti dall’epidemia negli Stati Uniti (che sono diventati il primo paese al mondo per numero di contagi, superando gli 80 mila al 26 marzo), ma negli ultimi giorni i casi sono cresciuti a 1600 su una popolazione di 12 milioni di abitanti, con un incremento del 50 per cento.
Anche Washington, la California e l’area dei tre stati (New York, New Jersey e Connecticut), che figurano invece tra le aree più colpite dal virus, hanno visto crescere il numero di disoccupati, così come il Texas. L’importanza strategica di questi stati mette in seria difficoltà l’economia statunitense, che si prepara ad affrontare una recessione.
E l’Italia?
Dati di questo tipo in Italia arriveranno solo a maggio, quando verrà rilevata l’occupazione di marzo. È ragionevole pensare però che, nonostante ci si debba aspettare un incremento del tasso di disoccupazione, esso non sarà spaventoso come quello americano. Una conclusione del genere deriva soprattutto dalla rigidità del mercato del lavoro italiano, che fatica ad occupare nei momenti di moderata espansione ma garantisce maggiore protezione ai lavoratori nelle fasi recessive. Il mercato americano, al contrario, garantisce alti livelli di occupazione quando l’economia cresce, ma è molto flessibile nel lasciare a casa centinaia di migliaia di lavoratori da una settimana all’altra.