Con il nuovo governo Conte Bis, il nuovo ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha più volte ripetuto di voler porre fine al progetto della Flat tax, cardine della campagna elettorale di tutto il centrodestra, ma vediamo insieme perché tale metodo di tassazione non rientra nei piani del governo giallorosso.
La Flat tax (= tassa piatta) non è altro che un sistema fiscale non progressivo che prevede la presenza di un’unica aliquota per tutti i livelli di reddito, metodo piuttosto criticato da diversi economisti. Con questa nuova proposta si prevedono due aliquote marginali: una del 15% (per i redditi fino ad un massimo di 50.000 euro) e una del 20% per tutta l’eccedenza. Ad oggi invece l’Irpef si basa su 5 aliquote, che sono:
- 23% per i redditi sotto i 15.000€ – fino ad 8.174 euro per i redditi da lavoro dipendente si rientra nella NO TAX AREA –
- 27% per i redditi compresi tra 15.001€ e 28.000€
- 38% per i redditi compresi tra 28.001€ e 55.000€
- 41% per i redditi compresi tra 55.001€ e 75.000€
- 43% per redditi superiori a 75.000€. Prendendo in considerazione un super-stipendio di 1.000.000€ di un dipendente privato, single e senza figli per semplificare, possiamo notare che questo si troverà a versare poco più di 420.000€ seguendo i 5 livelli di scaglioni di cui sopra; al contrario, se seguissimo gli scaglioni della Flat tax, potremmo notare come le entrate dello stato derivanti da tale dipendente ammonterebbero a circa 198.000€ quasi 222.000€ in meno che il nostro ricco dipendente andrebbe a risparmiare. Per un dipendente con un reddito annuale di 23.000€ invece la situazione cambierebbe notevolmente: infatti sarebbe più bassa solamente di circa 300€. Tale soluzione, quindi, mirerebbe a ridurre il gettito fiscale e la progressività delle imposte, utilizzata, attraverso interventi governativi, per ridurre le disuguaglianze: lo stato prende di più a chi ha di più e lo redistribuisce attraverso trasferimenti che andranno in misura maggiore a chi ha di meno.
La Flat Tax sembra inoltre non essere rispettosa dell’articolo 53 della Costituzione italiana in materia di progressività dell’imposizione fiscale. È importante dire infine, che chi ha di meno avrà una propensione marginale al consumo – rapporto tra incremento del consumo ed incremento di reddito – maggiore di chi ha di più, e i trasferimenti – come il reddito di cittadinanza – potrebbero in tal senso far aumentare i consumi, nonostante tale riforma sia di difficile applicazione in un paese come l’Italia e non venga vista di buon occhio da tutti essendo ritenuta troppo vicina all’assistenzialismo per ragioni in buona parte concrete. Per tali motivi spostare il carico dei prelievi fiscali sui più ricchi e attuare politiche redistributive sembra ad oggi, in uno dei periodi di maggiore disuguaglianza della storia, essere la via più plausibile per risanare un’economia a rischio, e per non perdere parte del surplus che lo stato potrebbe invece guadagnare. Tuttavia c’è da chiedersi come mai nessun paese avanzato ad oggi utilizzi la Flat Tax, ma questa sia stata proposta dal partito che oggi in Italia, secondo diversi sondaggi, può contare sulla maggioranza di consensi favorevoli.