Il Giappone ha annunciato un piano per trasformare l’area intorno alla centrale nucleare di Fukushima, con l’obiettivo di tornare a produrre energia elettrica, ma questa volta in modo rinnovabile.
Il disastro nucleare
Quello di Fukushima è stato il peggior incidente nucleare dopo quello di Chernobyl. Causate dal terremoto dell’11 marzo 2011, che ha generato uno tsunami di 14 metri che ha colpito l’impianto, diverse esplosioni e la fusione del nocciolo hanno rilasciato radiazioni e materiale contaminato nell’area, costringendo il governo a far evacuare più di 150.000 residenti.
Acque radioattive sono state rilasciate per giorni interi nell’Oceano Pacifico, finchè si è trovato un rimedio: costruire delle nuove barriere lungo la costa e un “muro di ghiaccio” di terra congelata per fermare lo scorrere dell’acqua contominata.
Il piano di trasformazione
Dopo otto anni dal disastro è ora pronto un piano per trasformare la prefettura giapponese in un hub dell’energia rinnovabile. Le autorità giapponesi hanno annunciato un progetto da 2.7 miliardi di dollari, che prevede 11 centrali solari e 10 eoliche, che saranno costruite sui terreni abbandonati o contaminati.
I nuovi impianti dovrebbe generare 600 megawatt di corrente, circa due terzi dell’energia elettrica prodotta da una centrale nucleare di medie dimensioni. La costruzione dovrebbe concludersi a marzo 2024.
Nel progetto è compresa anche una nuova rete elettrica di 80 km per connettere Tokyo a Fukushima, che costerà 266 milioni di dollari.
L’obiettivo della prefettura è produrre il 40% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020 e arrivare poi al 100% entro i prossimi 20 anni grazie al nuovo progetto.
I principali finanziatori sono la Development Bank of Japan (governativa) e la Mizuho Bank (privata).