Oggi è stato l’ultimo giorno del G7 tenutosi a Biarritz, in casa del presidente francese Emmanuel Macron. Il gruppo, formato dai capi di governo dei sette paesi più industrializzati al mondo (ad eccezione della Russia esclusa nel 2014), più una delegazione dell’Unione Europea e altri esponenti internazionali di spicco, ha discusso di argomenti che pesano molto sulle agende dei capi di stato, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’incendio in Amazzonia e la Brexit.
Giuseppe Conte si è presentato al summit come presidente uscente in attesa dello svolgimento delle consultazioni.
Rispetto all’ultimo vertice il clima è stato all’insegna della pacifica collaborazione, soprattutto quando è giunto a sorpresa il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif. Riguardo l’intesa sul nucleare la strada è sicuramente difficile ma <<vale la pena provare>>, avrebbe accennato il ministro.
In realtà lo stesso presidente Trump ha riferito di essere stato messo preventivamente al corrente e non ha considerato irrispettoso il comportamento del presidente Macron, a riprova del clima decisamente più disteso degli anni precedenti.
Riguardo il caso Brexit sembrerebbe essere nato un nuovo amore tra il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro britannico Boris Johnson.
Come ha prontamente commentato su Twitter, Johnson sarebbe <<l’uomo giusto per la Brexit>>. <<Non ha bisogno di consigli, è l’uomo giusto per questo lavoro>>, ha commentato Trump. La colazione tra i due è stato il primo incontro faccia a faccia dall’insediamento del primo ministro britannico a Dowing Street.
Forte di questa nuova collaborazione, Johnson ha dichiarato che in caso di Brexit no-deal i 39 miliardi di sterline dovuti all’Unione non sarebbero più un obbligo vincolante, specificando che questa <<non è una minaccia, ma una semplice realtà di fatto>>.
Intanto Macron ha messo il punto sul disastro degli incendi in Amazzonia dichiarando che <<dobbiamo fare il possibile affinché la foresta pluviale smetta di bruciare>>, insieme alla cancelliera Merkel che ha ravvisato la necessità di una mobilitazione internazionale. A supporto di tali dichiarazioni i paesi del G7 hanno deciso di stanziare 20 milioni per aiutare i paesi colpiti nel contrastare gli incendi e inoltre hanno concordato il sostegno ad un piano di medio termine per il rimboschimento che verrà annunciato a settembre.
Tra i vari temi si è parlato anche di un possibile rientro della Russia (esclusa dopo l’annessione della Crimea nel 2014) ma su questo punto le tensioni non sembrerebbero cessate, anche se Trump ha affermato <<è certamente possibile>> un invito per il G7 americano del 2020.