La Germania ha fornito alle sue imprese 988 miliardi di euro in aiuti di Stato sui 1.900 concessi in via straordinaria dall’Unione Europea per tutto il continente, il 52% del totale. Non si tratta di fondi europei né di alcun tipo di budget comune, i soldi stanziati dal governo di Berlino vengono per intero dalle casse nazionali del Paese. L’operazione è del tutto legittima, essa però potrebbe avere conseguenze negative se non sarà gestita in maniera efficace dall’Unione Europea. Infatti, presa da sola, tale azione da parte della Germania andrebbe a produrre una risposta troppo diseguale alla crisi economica dovuta al coronavirus da parte delle imprese nei diversi Paesi europei. Questo genererebbe uno shock asimmetrico, il che avrebbe effetti disastrosi in un sistema come quello dell’UE. Tuttavia, l’Unione dispone di diversi strumenti per evitare che si vada a creare questo squilibrio.
Gli aiuti di Stato nell’Unione Europea
Nell’Unione Europea di norma non sono consentiti aiuti di Stato diretti alle imprese. Questo al fine di salvaguardare un’equa concorrenza all’interno del mercato comunitario. Il supporto alle aziende nazionali può essere offerto dai Paesi solo in forme indirette, come investimento, comprando quote della società, o prestito. Riguardo a tale norma, è ancora in corso un’inchiesta della Commissione Europea su Alitalia, riguardo il prestito da 400 milioni di euro concesso alla società dallo Stato nel 2018. Infatti diversi concorrenti della compagnia aerea della Penisola denunciano tale operazione come di fatto un aiuto di Stato diretto, posto sotto forma di prestito solo sulla carta.
La regola europea che proibisce gli aiuti di Stato diretti è stata in parte sospesa in occasione dell’emergenza coronavirus. Al fine di permettere ai Paesi di affrontare con ogni mezzo possibile gli effetti dell’emergenza sanitaria, l’UE ha stabilito che potranno essere concessi, in tutti gli Stati membri, un totale di 1.900 miliardi di euro in aiuti di Stato diretti.
La vicenda tedesca
La Germania, che rappresenta circa il 30% del PIL complessivo dell’Unione Europea, ha usufruito del 52% dello spazio totale offerto, stanziando per gli aiuti di Stato diretti circa 988 miliardi di euro. Al secondo posto ci sono a pari merito Francia e Italia, con il 17% a testa. Ai 988 miliardi alle imprese tedesche, inoltre, si sommano una serie di altri aiuti, come i prestiti agevolati, messi a disposizione da Berlino.
Parlando dei 988 miliardi, non si può dire in alcun modo che essi siano fondi sottratti alle imprese europee non tedesche. Infatti, al di là dello spazio straordinario lasciato dall’Unione Europea per gli aiuti di Stato, il motivo per cui la Germania ha stanziato così tanto è che se lo può permettere. Le finanze pubbliche del Paese sono più solide di quelle di altri Stati europei, infatti il governo tedesco può contare su una molto maggiore disponibilità in termini di liquidità. Anche se Berlino non avesse stanziato tanti fondi, Italia e Francia, per citare i secondi per gli aiuti di Stato, non avrebbero potuto spendere di più.
Lo squilibrio
Sebbene gli aiuti di Stato tedeschi siano del tutto legittimi, essi rischiano di causare un grave squilibrio fra le imprese europee. Infatti, le aziende tedesche uscirebbero molto meglio delle altre dalla crisi, acquisendo un vantaggio che assicurerebbe loro quasi l’egemonia del mercato europeo. Questo effetto sarebbe accentuato dal conseguente shock asimmetrico che colpirebbe la zona-euro, andando soprattutto a penalizzare le economie degli altri Paesi.
La soluzione semplice
L’Unione Europea, in realtà, dispone di diversi strumenti per andare ad eliminare lo squilibrio creato. Da una parte ci sono strumenti come gli OMT, legati al Mes, che consentirebbero alla BCE di comprare senza limiti definiti i titoli di Stato di un Paese a tassi di interesse nulli o molto bassi. Questi potrebbero essere molto preziosi nel quadro di un Mes incondizionato. I fondi che saranno sbloccati dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) anche non sono irrilevanti, se posti con buone condizioni.
In particolare c’è il programma PEPP attivato dalla BCE per 750 miliardi di euro, cifra che probabilmente verrà estesa. Questo consente alla Banca Centrale Europea di finanziare enti pubblici e privati acquistando titoli obbligazionari con tassi d’interesse nulli o molto bassi. Tale strumento, se utilizzato appieno, potrà colmare lo squilibrio all’interno dell’Unione, facendo uscire in modo simile tutte le imprese dalla crisi, impedendo uno shock asimmetrico.