La pandemia ha intensificato il fenomeno che da sempre caratterizza la popolazione italiana: la propensione al risparmio.
I numeri
Lo scorso anno, secondo i dati raccolti da Banca d’Italia, le riserve degli italiani sono aumentate dai €1.823 miliardi di dicembre 2019 ai €1.956 miliardi di dicembre 2020 (+7,3%).
In termini di paragone, la somma risulta inferiore al debito pubblico, che nel 2020 è stato pari a €2.569 miliardi, ma addirittura superiore al nostro attuale PIL di €1.652 miliardi.
La propensione al risparmio
Il Sole 24 Ore, in uno studio condotto nel 2018, ha sintetizzato quali fossero i motivi che da sempre bloccano gli italiani ad utilizzare ed investire i propri risparmi.
Tra questi, l’incertezza dei mercati finanziari, la scarsa conoscenza in ambito finanziario e la possibilità di un futuro aumento delle tasse, inibiscono i risparmiatori a smobilizzare il proprio denaro. La preoccupazione di perdere il lavoro e la recessione economica hanno inoltre generato negli ultimi anni ulteriori timori.
Interessante anche l’analisi dell’osservatorio Anima Sgr elaborata dello stesso periodo. Alla domanda riferita ad un campione statistico di correntisti: “Che cosa farebbe se le regalassero centomila euro?”, il 47% ha risposto che li metterebbero da parte, mentre solo il 14% li investirebbe in azioni, fondi o prodotti finanziari.
I pericoli
Il pericolo è che la massiccia esposizione alla liquidità, oltre a non essere redditizia, potrebbe avere ripercussioni anche sull’economia reale. Il ristagno del denaro e la non circolazione della moneta potrebbe infatti creare una paralisi del sistema produttivo del Paese.
I correntisti, inoltre, potrebbero essere vittima di possibili prelievi forzosi in caso di fallimento della banca o, per importi elevati, di una tassazione patrimoniale. Non meno importante è la problematica legata all’aumento dell’inflazione che erode silenziosamente il potere di acquisto dei nostri risparmi.