L’11 dicembre 2019 la rivista Time ha pubblicato il suo solito numero con in copertina la persona dell’anno. Questa sarebbe il personaggio che, secondo i redattori del magazine statunitense, ha avuto più influenza nel mondo nei 12 mesi precedenti. Il titolo nel 2019 è stato assrgnato a Greta Thunberg, la giovane attivista per l’ambiente che ha dato vita al movimento di scala globale Fridays For Future.
Sebbene Greta Thunberg abbia raggiunto un grandissimo seguito, riuscendo a spingere tanti ragazzi all’azione, per quanto riguarda le limitazioni al sistema produttivo per ridurre le emissioni il messaggio è stato meno recepito dai governi. Tuttavia dei risultati importanti sono stati raggiunti in Europa e, per motivi diversi, in Cina.
L’Europa e l’European Green Deal
Da tempo Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, quasi dal giorno della sua elezione ha iniziato a spingere molto sulle politiche legate all’ambiente. In particolare, Von Der Leyen ha promosso un piano chiamato European Green Deal, che prevede il progressivo stanziamento di 1.000 miliardi di euro da destinare ad investimenti in progetti ecosostenibili fino al 2050. La Presidente della Commissione Europea, per il primo investimento, ha parlato di stanziare 100 miliardi di euro, tale cifra tuttavia dovrà essere discussa il 12 ed il 13 dicembre a Bruxelles. Oltre allo stanziamento del fondo da 100 miliardi, la proposta di Von Der Leyen riguarda anche la possibilità di escludere dal calcolo del deficit gli investimenti in progetti che favoriscono l’eco-sostenibilità.
Il successo dell’European Green Deal, per Von Der Leyen, dipenderà prima di tutto dalla partecipazione degli Stati europei. Tuttavia la Presidente intende portare avanti una legge che renda obbligatorio proseguire sulla linea green fino al 2050, sebbene non sarà possibile stabilire una cifra minima da stanziare nel fondo.
I paesi dell’Est-Europa
Il problema principale per l’attuazione dell’European Green Deal sta nel fatto che molti Stati dell’Est-Europa hanno ancora un apparato produttivo dipendente dal carbone. Per questo Von Der Leyen ha proposto l’istituzione di un secondo fondo, il Just Transition Fund, destinato per intero ad aiutare questi Paesi a passare ad altre fonti di energia.
La Cina
Oltre all’Europa, l’altro attore geopolitico ad aver intrareso con decisione la strada della riduzione delle emissioni e la Cina. Tuttavia questo non è dipeso dall’attenzione che i Fridays for Future hanno attirato sul tema. La Cina ha sì promulgato leggi che limitano le emissioni di carbonio, leggi rilevanti rispetto alla precedente totale mancanza di regole in materia, ma queste sono comunque molto più larghe di quelle della maggior parte degli altri Stati nel mondo. Inoltre, questo non sta portando nemmeno ad una riduzione delle emissioni complessive. Infatti l’economia cinese è ancora in espansione e la riduzione dell’inquinamento causato dalle singole strutture è minore di quello dovuto all’aumento del loro numero.
In Cina le limitazioni alle emissioni di gas inquinanti e polveri sottili non sono dovute alla preoccupazione per l’ambiente ma alla vivibilità delle città. Infatti, molte industrie in Cina sono vicine a grandi centri abitati, arrivando in alcuni casi a rendere l’aria irrespirabile senza indossare delle apposite mascherine.