Venerdì 21 maggio la Hertz, una delle società leader nel noleggio delle auto, ha depositato l’istanza di fallimento. L’azienda si è vista costretta a dichiarare bancarotta dal momento che non è riuscita a trovare un accordo con i suoi principali creditori. Infatti i questi hanno iniziato a richiedere i pagamenti dei leasing delle auto ma la società non era in grado di adempiere alle sue obbligazioni, iniziando ad essere morosa da aprile.
I mancati ricavi
La Hertz generava la maggior parte dei ricavi dai noleggi in aeroporto. Essendo la situazione dei viaggi quasi paralizzata, la società non è stata in grado di sostenere il suo ingente debito, a causa dei mancati ricavi. La compagnia, colpita in modo grave dalle ripercussioni che la pandemia Covid-19 ha avuto sul tessuto economico globale, in realtà non navigava in buone acque già da tempo. Dal 2016 al 2020 ha registrato costanti perdite, faticando a sostenere il peso della concorrenza.
Il taglio del personale
Ad aprile 2020, in un tentativo estremo di abbassare i costi, il Financial Times riporta che la Hertz ha tagliato circa 10 mila posti di lavoro. Essi costituivano più di un quarto del personale operativo della compagnia negli Stati Uniti.
Un debito insostenibile
La società aveva dei problemi intrinsechi nella struttura patrimoniale già da tempo, avendo circa 19 miliardi di dollari di debiti contro 1 miliardo di cassa. Inoltre, alla chiusura dell’ultima trimestrale, il management aveva già ammesso che, non essendo in grado di rifinanziare il suo debito, forse non ci sarebbe stata sufficiente cassa per andare avanti fino alla fine dell’anno.
L’amministrazione
Anche dal punto di visita del management, la società era caotica, dal momento che in piena crisi ha deciso di cambiare CEO. Il 18 maggio 2020 è stato nominato Paul Stone (ex COO) come amministratore delegato, in sostituzione di Kathryn Marinello.
Se l’azienda dovesse fallire e, di conseguenza, chiudere definitivamente andrebbero in fumo più di 38.000 posti di lavoro.