Negli ultimi anni l’Italia è sempre stata considerata il paese più debole d’Europa.
La crescita
Il Belpaese ha registrato la più bassa crescita del Pil degli ultimi 15 anni con appena il +2%, ben lontano dai principali competitor, come UK (7%), Spagna (+11%), Francia (+19%) e Germania (+34%).
Questo conferma non solo le debolezze strutturali del paese, ma anche una maggiore difficoltà di ripresa rispetto ai periodi di crisi come quello del 2008.
Le cause
Tra le cause principali vi è certamente l’eccessiva pressione fiscale, l’inefficienza della P.A. e una struttura di costi sfavorevole all’attività di impresa.
La lunghezza dei processi, la corruzione, la burocrazia macchinosa e gli elevati costi di produzione provocano inoltre da anni una stagnazione dell’economia e posizionano l’Italia in una posizione di svantaggio agli occhi degli investitori stranieri.
Le nuove generazioni
La crescita debole ha anche impoverito le nuove generazioni. Secondo il report Resolution Foundation, l’Italia, insieme alla Grecia, è tra i paesi europei che ha visto decrescere il reddito disponibile in maniera più consistente rispetto ai nostri genitori, addirittura del -17%.
La ripresa
Ma sorgono, seppur flebili, segnali di ripresa.
Non è accaduto spesso che le previsioni sulla crescita del Pil italiano siano state corrette al rialzo. La stessa agenzia di rating Standard & Poor’s ha infatti rivisto le stime per 2021 al +6%, +1,4% in più di quanto preventivato.
Certo, l’impennata è dovuta in particolar modo al rimbalzo causato dalle riaperture post Covid che lo scorso anno ha provocato una contrazione del -8,9%, ma i segnali sembrano comunque essere incoraggianti.