La crisi economica causata dalla pandemia ha fatto registrare una contrazione dell’attività economica senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Le misure correttive adottate dai governi sono state ampie in tutto il mondo, seppure con efficacia diversa a seconda dei Paesi e dei settori.
Si dibatte molto sui possibili effetti che tali interventi, finanziati principalmente tramite nuovo debito, avranno nel medio-lungo termine. Su un tema però tutti concordano: l’esplosione del debito pubblico e la conseguente necessità di ricondurlo entro valori sostenibili.
Cos’è il debito pubblico
Il debito pubblico è il debito contratto da una nazione per far fronte al proprio fabbisogno. Grazie al debito pubblico ogni Paese finanzia i servizi che offre ai cittadini, la propria crescita economica e gli investimenti.
Se il budget annuale di uno Stato è in deficit, ossia se le spese annuali superano le entrate, allora bisogna ricorrere al debito che dunque cresce per compensare le risorse mancanti.
L’indebitamento globale
Secondo l’Institute of International Finance (IIF), nel 2020 l’indebitamento degli Stati globali ha raggiunto il livello di $82 mila miliardi. Questo valore è il più alto di sempre, pari al 105% del PIL mondiale, in netto aumento rispetto al 88% dell’anno precedente.
Se il debito pubblico di una nazione risultasse troppo elevato rispetto al suo PIL, i creditori potrebbero percepirla come troppo rischiosa e se ciò avvenisse richiederebbero maggiori interessi per i nuovi finanziamenti.
Nel caso in cui un Paese non riuscisse a restituire il proprio debito nelle scadenze previste rischierebbe il fallimento. Per evitare ciò, potrebbe quindi essere costretto a operare forti e dolorosi tagli alla propria spesa con pesanti conseguenze per i cittadini. Per questo motivo una corretta gestione del debito è uno dei compiti principali di ogni governo.