In questi ultimi anni i profitti della grandi case orologiere stanno salendo vertiginosamente, i nuovi modelli dei marchi più famosi, quali Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet, risultano spesso introvabili, tanto da arrivare anche a raddoppiare il proprio valore sul mercato secondario.
Non da meno è il vintage, che suscita sempre maggior nostalgia nelle vecchie generazioni ed instilla curiosità nei giovani. L’orologio meccanico, ossia con un movimento non a batteria, è indiscutibilmente tornato in auge; il fascino del suo complicato meccanismo è innegabile e sta facendo appassionare milioni di persone nel mondo. È sempre stato così?
Fino al 1969 la Svizzera deteneva il 90% del mercato mondiale dell’orologeria , unendo nei propri manufatti la precisione tedesca, la creatività italiana e l’eleganza francese. Lungi da chiunque era pensare che il primato elvetico potesse essere messo sotto torchio. Tuttavia, in occasione delle festività natalizie del 1969, l’azienda giapponese Seiko mise in commercio il primo orologio al quarzo della storia. Questa nuova tecnologia sfruttava una particolarissima proprietà del quarzo: quello di vibrare se sottoposto ad una corrente elettrica. Queste oscillazioni, generalmente 32768 al secondo, vengono utilizzate per comandare un motore elettrico che, attraverso una serie di ingranaggi, provoca il corretto movimento delle lancette. Gli orologi costruiti con questa tecnologia risultavano leggeri, economici ed incredibilmente precisi, in linea con una società animata dal boom economico ed industriale, come quella degli anni ’60 e ’70. Questa nuova tecnologia conquistò istantaneamente il mercato globale e, in meno di dieci anni, più della metà delle aziende svizzere chiusero i battenti e diverse centinaia di migliaia di lavoratori vennero licenziati.
Le compagnie superstiti decisero di unirsi e fare fronte comune: l’imprenditore svizzero Nicolas Hayek condusse la lunga serie di operazioni che portarono alla fusione tra Omega, Tissot, Longines, Valljoux, Glycine, Peseux e il produttore di movimenti Ebauches SA. Il risultato fu la nascita della SMH, oggi nota con il nome di Swatch Group, che, nella primavera del 1983, riuscì a portare per la prima volta sul mercato una linea di orologi al quarzo di produzione elvetica. In poco tempo questo nuovo gruppo riuscì a riportare ai fasti l’industria orologiera svizzera, portando nuovamente il bilancio in attivo ed arrivando ad ottenere il monopolio del settore nel piccolo stato alpino.
Grazie ad una sapiente campagna marketing, unita ad una gestione intelligente delle risorse, Swatch Group non è più sceso dall’Olimpo dell’industria orologiera ed oggi arriva ad impiegare 25.000 dipendenti e a fatturare 8 miliardi di franchi svizzeri.