Era il 5 luglio del 2019 quando Fabio Riva, imprenditore italiano ex presidente del Gruppo Riva, veniva assolto dall’accusa di bancarotta per la gestione del complesso siderurgico dell’Ilva. A sei mesi dalla sentenza il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Lidia Castellucci, ha depositato le motivazioni, raccolte in 127 pagine.
La famiglia Riva ha gestito l’Ilva di Taranto dal 1995 fino al sequestro del 2012. Fabio era stato poi arrestato a Londra il 21 gennaio 2013 durante l’inchiesta “Ambiente svenduto”, riguardante appunto l’Ilva, ed estradato in Italia nel 2015.
Fabio Riva è stato assolto dai capi d’accusa perché non è stato ritenuto veritiero il racconto secondo il quale le azioni dell’amministrazione erano volte a minare il funzionamento dell’intera azienda a favore di un proprio guadagno personale. In particolare viene spiegato che la società ha investito più di un miliardo di euro “in materia di ambiente”, oltre ad altri 3 miliardi spesi per “l’ammodernamento e la costruzione di nuovi impianti”. Questo significa che non c’è stato depauperamento dell’Ilva, ma che invece erano in atto piani di rilancio.
Le accuse, provenienti dalla procura di Taranto, sostenevano il contrario, cioè che la famiglia Riva aveva gestito l’impianto con “minimo sforzo e massimo guadagno”, provocando danni sanitari e ambientali, che sono proprio i temi al centro dell’indagine “Ambiente svenduto” che aveva portato all’arresto Fabio Riva. Il giudice di Milano spiega però che il suo processo aveva obiettivi diversi da quello (ancora aperto) della corte d’assise di Taranto, e cioè stabilire appunto se l’amministrazione avesse manomesso la ricchezza sociale della società.
Viene fatto notare poi come nel periodo della gestione da parte dei Riva, l’Ilva è diventato uno dei principali attori nel mercato siderurgico dell’Europa, e che quindi c’è molta distanza temporale tra ciò che viene contestato all’amministrazione e l’effettiva crisi.
In ogni caso Fabio Riva dovrà scontare una condanna definitiva da 6 anni e 3 mesi per truffa e associazione a delinquere.