Il governo italiano ha iniziato le trattative per un accordo preliminare con ArcelorMittal per salvare l’Ilva di Taranto. Questo deve ancora essere concluso nei dettagli ma sarà firmato quasi con certezza il 28 febbraio 2020. Dall’operazione il guadagno per lo Stato sarebbe il ritiro della richiesta di recesso della società sulla gestione dello stabilimento metallurgico. ArcelorMittal, invece, vedrebbe annullata la causa contro di lei per false comunicazioni al mercato e sociali, iniziata dal governo contro l’azienda ed in corso al tribunale di Milano.
Secondo l’accordo preliminare, lo Stato dovrebbe acquistare quote della filiale italiana di ArcelorMittal per 1 miliardo di euro. La percentuale a cui corrisponderà tale cifra deve ancora essere concordata, ma è certo che sarà superiore al 30%. Il nodo resta nel fatto che l’Ilva è in perdita di mezzo miliardo di euro annui ed è certo non genererà profitti se non, forse, nel lungo termine. Infatti, oltre alle particolari problematiche dello stabilimento, tutto il settore metallurgico europeo sta vivendo un periodo di forte crisi, con migliaia di licenziamenti nel 2019.
L’operazione
L’operazione dovrebbe concludersi a novembre 2020, con l’Ilva che diventerà in parte pubblica ed in parte resterà privata. La quota che sarà acquistata dal governo italiano andrà alla società statale Invitalia e, forse, alla Cassa depositi e prestiti. Nel caso di quest’ultima, controllata all’83% dal ministero dell’Economia ed al 16% da privati, l’operazione sarebbe possibile solo in caso di voto unanime di tutti gli azionisti. Infatti, l’acquisto di una società senza prospettive di guadagno è contrario allo statuto della Cassa.
Ad ArcelorMittal nell’accordo preliminare è concessa una clausola di rescissione. La compagnia potrà uscire dalla nuova azienda semi-pubblica pagando una penale di 500 mila euro. Essa serve a poter garantire alla società un tetto massimo per le perdite dovute alla filiale italiana. Tuttavia la cifra relativamente bassa ha attirato le critiche dei sindacati, che hanno accusato il governo di voler solo ritardare l’uscita di ArcelorMittal a dopo la fine della legislatura.
La nuova Ilva
Sebbene molto ridotto, ci dovrà comunque essere un grosso taglio del personale nell’acciaieria di Taranto. La nuova Ilva avrà almeno 3 mila dipendenti in meno rispetto a prima della sua crisi. Questi resteranno per 3 anni in cassa integrazione prima di uscire del tutto dall’azienda. Dei 5 altoforni ne resteranno attivi solo 3 o 4. Inoltre, è stato molto ridimensionato il piano per mettere a norma l’azienda dal punto di vista ecologico. Infatti, solo una struttura diventerà elettrica ed un’altra a gas, mentre l’altra o le altre due continueranno a funzionare con il carbone.
Per ammodernare tutto l’impianto, aveva stimato ArcelorMittal nel 2018, sarebbero stati necessari 4 miliardi di euro. In ogni caso, è certo che passerà molto tempo, come minimo, prima che l’ilva di Taranto possa generare degli utili.