La catena californiana Impossible Food non si accontenta del traguardo raggiunto con il suo hamburger vegetale e della capillare distribuzione dei suoi prodotti nei menu di Burger King e White Castle.
La nuova sfida è il fish no fish, prodotti vegetali che sostituiscano completamente il pesce ma che riescano a riproporne a pieno il sapore.
L’obiettivo dichiarato per il 2035 è quello di proporre una dieta articolata esclusivamente su proteine vegetali, azzerando così il consumo di proteine animali e il ricorso agli allevamenti intensivi.
L’ingrediente segreto della catena americana, in grado di far “sanguinare” l’hamburger vegetale, sarà ancora una volta la molecola EME, proteina ottenuta dalla fermentazione di un lievito geneticamente modificato e dall’iniezione con materiale genetico dalle piante di soia, recentemente approvata dall’FDA (Food and Drug Administration).
Ora Impossible Food dovrà specializzarsi nella riproduzione di specifici gusti, considerate le numerose specie di pesce e l’ipersensibilità delle persone anche alla minima variazione di sapore.
Una sfida dal sapore originale che vuole salvaguardare gli Oceani e la biodiversità marina, un patrimonio minacciato da un consumo annuo medio pro-capite superiore ai 14 kg di pesci e crostacei, se ci si limita alla sola popolazione statunitense. Un rapido ed incontrollato esaurimento degli Oceani, come confermato dalle ultime pubblicazioni del World Economic Forum: circa il 90% delle riserve ittiche mondiali risulta eccessivamente sfruttato o in alcuni casi addirittura esaurito.
È in questo contesto critico che la corsa alle carni alternative, intrapresa da numerose startup, entra nel vivo; un’alternativa sostenibile per il pianeta e priva di metalli tossici, microplastiche o altri contaminanti sempre più presenti nei pesci che popolano ambienti ittici seriamente compromessi.