Dal lancio del Quantitative Easing (QE) ad oggi il fenomeno dei tassi negativi ha avuto un ruolo centrale nell’economia europea e mondiale. Sebbene il loro obiettivo sia quello di sostenere la ripresa economica, e quindi aumentare le transazioni di denaro, i player del settore finanziario non ne hanno giovato particolarmente in quanto hanno visto i loro ritorni ridursi drasticamente.
Quello della contrazione dei margini però è solo la punta dell’iceberg di una reazione a catena che ha costretto le banche ad adattarsi, modificando in primis le politiche di prestito e poi la struttura di costi e ricavi.
Le banche che risentono dei tassi negativi
Secondo un report pubblicato da Banca d’Italia, le banche più affette dai tassi negativi, quindi quelle meno capitalizzate, hanno dimostrato una minore tolleranza al rischio, spesso tradotta nella scelta di concedere mutui a breve scadenza e di minori dimensioni. A risentirne quindi, tra le altre cose, è stata anche la performance azionaria delle stesse banche, penalizzata da prospettive di crescita assenti, dal crescente problema dei Non Performing Loans (NPL) e da indici economico-finanziari di basso gradimento agli analisti (vedi Price/Tangible Book Value e ROE) i cui valori medi non reggono a quelli della concorrenza americana.
Le soluzioni per far fronte al problema
La necessità di trovare fonti di sostentamento alternative, ha quindi spinto le banche ad introdurre compensi non legati agli interessi ma a servizi di assistenza ed advisory, supportati infine da rilevanti misure di ottimizzazione interna e taglio dei costi fissi.
Un’ulteriore proposta in tal direzione è quella lanciata recentemente da parte del CEO di UniCredit, Jean PierreMustier, in qualità di Presidente della Federazione Bancaria Europea (Fbe), di trasferire parte del peso degli interessi negativi ai correntisti superiori al milione di euro. Sebbene la proposta sia stata inizialmente criticata, in quanto potrebbe scoraggiare gli investimenti e indurre le banche ad una competizione sui prezzi, non sono ancora chiari gli effetti di carattere macroeconomico che una tale mossa potrebbe causare.