Fame e insicurezza alimentare nel 2019
Secondo il rapporto FAO 2020 sulla situazione della fame e sicurezza alimentare nel mondo, nel 2019 sono aumentati a quasi 690 milioni le persone che soffrono la fame, l’8,9% della popolazione mondiale, mentre 2 miliardi sono in situazione di scarsa sicurezza alimentare, ovvero non hanno la sicurezza di poter sempre soddisfare i propri bisogni nutrizionali. Un aumento dell’1% rispetto al 2018 che non è in linea con gli obiettivi internazionali: tra i Sustainable Development Goals definiti dalle Nazioni Unite nel 2015 vi è infatti l’azzeramento della fame entro il 2030, che sembra allontanarsi sempre di più.
La fame in aumento nel mondo
Ad allarmare è il fatto che il numero di persone che soffrono la fame ha ripreso ad aumentare ininterrottamente a partire dal 2014. Dopo un decennio di promettente discesa del numero di persone colpite da fame, diminuito del 24% dal 2005 al 2014, il trend pare essersi nuovamente invertito e la crescita è del 1-2% annuo. Se la tendenza degli ultimi anni continuasse, la FAO stima che al 2030 il numero di persone denutrite nel mondo raggiungerebbe i 841,4 milioni, un livello ben lontano dall’obiettivo “Obiettivo Fame Zero dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
La situazione si aggrava ulteriormente con le stime per il 2020, in cui la pandemia mondiale ha provocato uno shock inaspettato che, secondo la FAO, potrebbe incrementare in un solo anno il numero di persone in sofferenza da fame da un minimo di 83 milioni a un massimo di 130 milioni, a seconda della gravità della crisi economica che sta colpendo i vari Paesi del mondo. Per il 2021 la situazione potrebbe ristabilizzarsi, ma probabilmente a livelli più alti rispetto a quanto si sarebbe verificato senza la pandemia.
I costi della fame nel mondo
Oltre che un problema che mina i bisogni fondamentali di una fetta troppo grande di popolazione mondiale, la denutrizione è un problema anche sociale ed economico. A soffrirne sono in gran parte neonati, che nascono da gravidanze rischiose da donne a loro volta denutrite, e bambini in tenera età, il cui processo di crescita è rallentato e mina un normale sviluppo educativo. Oltre alle perdite in termini di vite umane e di forza lavoro, si rischia perciò di mancare l’opportunità di sviluppare capitale umano altamente qualificato che possa sostenere uno sviluppo economico del Paese.
Secondo la World Bank ne deriva un costo pari al 2-3% del PIL, che può raggiungere il 16% nei Paesi più colpiti, come l’Etiopia, per un totale intorno ai $2.1 mila miliardi l’anno per l’intera economia globale. Alcuni studi hanno stimato che per ogni 1% di mancato sviluppo fisico derivante da malnutrizione di un individuo si perde l’1,4% di produttività, e che per ogni bambino che si riesce a condurre sano al momento della nascita il risparmio per la società è intorno ai 580$ (fonte World Bank).
Come intervenire contro la fame
È stato stimato che 1 euro investito in nutrizione genera un ritorno di almeno 16 euro, perciò investire contro la fame sembra una scelta non soltanto morale, ma anche remunerativa per il sistema economico. La Banca mondiale ha indicato che, per raggiungere i target dell’Agenda 2030, sono necessari 70 miliardi di dollari di investimento addizionale per i prossimi 10 anni, oltre a quanto già viene speso, e senza contare tutto ciò che sarà necessario spendere per limitare gli effetti disastrosi della crisi del 2020.