L’Italia è uno dei Paesi con più disparità a livello regionale. Nonostante le numerose misure intraprese dai governi negli anni, soprattutto nel 2021 il gap sembra essersi allargato.
La pandemia ha certamente accentuato le differenze tra il Nord e il Sud del Paese. Da una recente analisi condotta da Bankitalia, la crisi economica è stata più forte al Nord mentre gli occupati sono calati soprattutto al Sud.
Il report indica come la crisi abbia determinato un peggioramento delle condizioni delle famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno, dove il principale percettore di reddito da lavoro è occupato in posizioni temporanee e in settori più esposti agli effetti della pandemia.
Le regioni più ricche
L’ultima fotografia del Paese pre-Covid rilevata dall’Istat, indica il Nord-ovest al primo posto nella graduatoria dei livelli di Pil pro capite, con un valore in termini nominali di circa €37 mila, quasi il doppio di quello del Mezzogiorno, pari a poco più di €19 mila annui.
La classifica regionale vede in testa la Lombardia (€39,7 mila), seguita dalla Valle d’Aosta (€38,8 mila) e l’Emilia Romagna (€35,3 mila). Il Lazio risulta la prima regione del Centro, mentre nel Mezzogiorno spicca l’Abruzzo con €25,1 mila. L’ultimo posto della graduatoria è occupato dalla Calabria, con €17,3 mila.
I livelli di occupazione e disoccupazione
La dicotomia tra Nord e Sud è inoltre tristemente confermata da un maggiore tasso di occupazione delle regioni del Nord, grazie principalmente al contributo del Nord-est.
A marzo 2021, il tasso medio calcolato per le regioni del Nord era pari al 73,80%, il Centro al 64,72%, mentre il Sud al 46,13%. Anche il tasso di disoccupazione conferma la classifica, con il Nord avente il tasso più basso al 6,1%, Il Centro all’8,62% e il Sud al 15,16%.
Preoccupante inoltre il tasso di disoccupazione giovanile che nel marzo 2021 è salita a livello nazionale al 33%, dato che a dicembre 2020 (poco prima dell’emergenza), era pari al 28,7%. In Europa, peggio di noi solo Spagna e Grecia.