Secondo uno studio di Euler Hermes, leader del mercato del commercial risk management, come effetto collaterale del rallentamento della crescita economica globale il tasso di insolvenza delle imprese nel mondo aumenterà nel 2019, andando a deprimere ulteriormente il commercio internazionale.
Dopo sette anni consecutivi nei quali il tasso di insolvenza globale è diminuito, nel biennio 2017-2018 la probabilità di default delle imprese ha ripreso a crescere. Secondo un’indagine condotta su 43 paesi rappresentanti l’83% del PIL mondiale, l’indice globale delle insolvenze è aumentato del 10% su base annua nel 2018. Tra le ragioni principali che spiegano questo trend troviamo: 1) Il rallentamento dell’economia globale e un conseguente contesto macroeconomico più debole per alcuni paesi. 2) Una maggiore disponibilità ad applicare il regime di insolvenza in Cina. Nel 2019 è previsto un ulteriore incremento del tasso di insolvenza globale del 6%.
Il rallentamento dell’economia globale ha fatto si che per la maggior parte dei paesi al mondo non sarà raggiunto il tasso di crescita del PIL necessario a stabilizzare il livello delle insolvenze ovvero +1.7% nell’Europa Occidentale. Nel dettaglio, per un numero crescente di imprese sarà quindi impossibile coprire i costi di produzione, i costi di rifinanziamento e i problemi strutturali. In particolar modo il calo della domanda sta danneggiando quelle imprese con elevati costi fissi e ampie scorte e magazzino. Questo fenomeno è ulteriormente peggiorato dalla fine dei finanziamenti a tassi agevolati che peggiorano la vulnerabilità dei settori che fanno più ricorso all’indebitamento e le imprese già pesantemente indebitate.
In media un paese su due potrebbe raggiungere il tasso di insolvenza del periodo 2003-2007, prima della crisi finanziaria del 2008. Inoltre, i paesi nei quali negli ultimi anni sono state create un gran numero di nuove imprese potrebbero affrontare un volume supplementare di insolvenze, a causa della presenza di giovani aziende troppo deboli per sopravvivere. Resterà ugualmente alto il tasso di insolvenza per le imprese di grandi dimensioni. I settori maggiormente interessati nel 2018 sono stati quello delle costruzioni (con 41 grandi insolvenze nei primi tre trimestri), le vendite al dettaglio (39) e l’agroalimentare (24), mentre le regioni più colpite sono l’Europa occidentale (106), l’Asia (68) e l’Europa centrale e orientale (42).
In Europa la maglia nera appartiene alla Gran Bretagna con un incremento del tasso di insolvenza del 12% nel 2018 a causa delle incertezze della Brexit, malgrado la tenuta del PIL. Per il 2019 è stato ipotizzato che la modesta crescita economica, l’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie e l’impatto negativo delle attuali incertezze (Brexit, Trade war Cina-USA) aggravi la situazione delle insolvenze nella regione aumentando il tasso del 3%. In particolare, il Regno Unito assisterebbe ad un ulteriore ripresa dei default aziendali con un aumento del tasso del 9%.
Per quanto riguarda la Cina nel 2018, secondo i dati non ufficiali disponibili, le insolvenze delle imprese sono aumentate di oltre il 60%, confermando il trend ufficiale del 2017 pari al +74% ovvero 6.257 casi, secondo la Corte Suprema del Popolo della Repubblica Popolare Cinese. Nel 2019 è previsto un ulteriore aumento del 20%. Le ragioni alla base di questo anomalo dato sono da un lato il rallentamento e le correzioni in atto nell’economia cinese, soprattutto per quanto riguarda la crescita del credito, l’iniziativa Belt and Road e gli aspetti del commercio internazionale e, dall’altro lato, la crescente propensione a ricorrere a procedure d’insolvenza, in particolare da parte delle autorità, per eliminare le imprese statali “zombie” (oltre 20.000 casi, secondo alcuni studi).