Nelle ultime settimane il tema coronavirus ha monopolizzato il dibattito televisivo, giornalistico e radiofonico. L’Italia si è trovata catapultata dentro un vortice di restringimenti, dalle chiusure di scuole, aziende e luoghi di aggregazione alla cancellazione di molti voli e alle limitazioni agli spostamenti. Tutte queste misure, seppur necessarie per contenere l’epidemia, hanno provocato ripercussioni economiche su tutti i settori, tra i quali anche quello del calcio. Le partite, sia nazionali che europee, sono state infatti dapprima rinviate o giocate a porte chiuse e successivamente sospese fino almeno al 3 aprile.
La decisione ha inciso in modo pesante sui bilanci delle società, dai ricavi alle quotazioni dei titoli azionari. Nel mondo calcistico i ricavi servono per migliorare la posizione della squadra nella stagione successiva, permettendo al club di migliorare la rosa, di ingaggiare un nuovo allenatore, di investire sullo stadio o di aumentare le fees per le sponsorizzazioni. Cerchiamo allora di capire come la situazione attuale impatterà i bilanci dei diversi club e quale sarà la perdita attesa.
Il costo dei mancati ricavi
Considerando un punto di vista esclusivamente economico, i danni provocati dal giocare le partite a porte chiuse (o dal non giocarle affatto) riguardano i mancati ricavi sia della vendita dei biglietti sia dell’intero indotto. Per avere un’idea delle cifre relative ai biglietti, si pensi che il derby d’Italia, la cui partita di Torino è stata quest’anno disputata a porte chiuse, nella stagione precedente aveva generato introiti di oltre 3 milioni di euro; la stessa partita aveva generato, nel girone di andata del campionato di quest’anno, un incasso record pari a 6,5 milioni. In media si stima che i mancati introiti per le maggiori squadre di Serie A si aggirino su circa due milioni di euro a giornata. Le perdite dell’intero indotto fanno invece riferimento ai mancati introiti dei bar e dello store (vendita di sciarpe, magliette o bandiere), le cui cifre si aggirano sui 100 mila euro, toccando anche picchi di tre volte tanto per le partite più importanti.
Diritti e sponsorizzazioni
Il protrarsi di questa situazione porterebbe diversi problemi anche in termini di diritti televisivi e sponsorizzazioni, un business, quest’ultimo, da oltre 420 milioni di euro per il solo campionato domestico. Ulteriori perdite, seppur figurative, deriverebbero dalla mancata assegnazione dei premi di Champions League e di Europa League in caso di sospensione della competizione, anche se, al 27 marzo, la UEFA non si è ancora espressa in merito.
Per avere un’idea delle cifre, si pensi che, per la stagione in corso, i ricavi commerciali che i vari club si suddividerebbero in base al posizionamento valgono circa 2,55 miliardi di euro. Discorso analogo vale per il campionato, qualora si optasse per una sua sospensione senza assegnazione dello scudetto.
La borsa e l’indotto
Come anticipato, inoltre, i danni economici si ripercuotono anche sui titoli azionari. In Italia le tre squadre quotate sono la Roma, la Lazio e la Juventus, i cui titoli hanno subito una forte contrazione in borsa a seguito dell’incertezza della situazione e dei minori ricavi attesi.
Inoltre si sottolinea che giocare senza pubblico porta delle perdite non solo nei bilanci dei singoli club, ma anche a tutto il business collegato al calcio: si pensi ad esempio alle perdite registrate dal settore alberghiero, dove le strutture ricettive ospitano i tifosi che si spostano da una città all’altra per sostenere la propria squadra del cuore, e parallelamente a quelle di tutte le attività accessorie dello spostamento, come i costi per benzina, autostrada, voli aerei e ristorazione.
Nessuna soluzione all’orizzonte
Alla luce di quanto detto, quindi, non sorprende che la Lega stia cercando una modalità che consenta alle squadre di terminare il campionato e le coppe europee, anche a costo di giocare fino a luglio e, molto probabilmente, a porte chiuse. Gli europei di calcio EURO2020, inizialmente in programma per l’estate di quest’anno, sono già stati rinviati all’anno successivo e questo consentirà ai club europei di avere maggiori spazi di manovra. Ad oggi, tuttavia, non vi è ancora nulla di certo ma solo diverse proposte sul tavolo della Federazione.