L’indice di Gini è il principale punto di riferimento globale per osservare il livello di disuguaglianza economica registrato nei diversi Paesi. È basato sulle disparità di reddito e può essere espresso sia in percentuale, dallo 0% al 100%, che in decimali, da 0 a 1. Il valore minimo rappresenta una situazione in cui tutti guadagnano la stessa cifra, mentre il massimo quella in cui solo una persona nella comunità ha un reddito. Si tratta, in entrambi i casi, di estremi irrealistici che servono soprattutto da elemento teorico. L’indice si basa sullo strumento matematico da cui prende il nome, il coefficiente di Gini, ideato nel 1912 dallo statistico italiano Corrado Gini. Questo serve a indicare in generale la distribuzione e può essere applicato anche in ambiti diversi dal reddito o dall’economia.
Disuguaglianza e ricchezza
L’indice di Gini indica il livello di disuguaglianza economica ma non la ricchezza media, ovvero il patrimonio. La popolazione di un Paese con reddito medio molto basso può mostrare un coefficiente di Gini inferiore a quello di economie più ricche. Infatti, i tre Stati che mostrano il miglior risultato nell’indice di Gini del 2020, riportato da Statista, sono la Bielorussia, con il 24,75%, la Moldavia, con il 24,50%, e l’Azerbaijan, con il 22,45%, tutti Paesi con una ricchezza media pro capite bassa. Un Paese benestante come gli Stati Uniti, invece, nell’indice di Gini mostra un coefficiente del 41,78%, il Canada invece del 33,94%.
Il valore più alto nell’indice di Gini nel 2020 è stato registrato in Sud Africa, con il 62,73%, seguito da Namibia, al 59,17% e Zambia, al 58,09%.
L’indice di Gini in Europa
Nell’Unione Europea gli Stati con un miglior valore registrato nell’indice di Gini sono Slovenia, con il 24,84%, Repubblica Ceca, con il 25,43%, e Slovacchia, con il 25,77%. Anche in questo caso, come a livello globale, non si tratta di Paesi ricchi rispetto agli altri dell’Unione. I peggiori, invece, sono la Bulgaria, al 37,15%, la Lituania, al 36,98% e la Spagna, al 36,57%. Seguono, nella classifica negativa, Grecia e Italia, rispettivamente con 36,47% e 35,92%. Prendendo altri esempi rilevanti ci sono la Francia, con il 32,55%, e la Germania, con il 32,33%.