L’emergenza del Coronavirus sta mettendo l’economia italiana alle strette, costringendo milioni di lavoratori a sospendere le proprie attività lavorative per contenere il rischio di contagio. Per affrontare il periodo epidemico ed evitare una contrazione del mercato, il Governo ha emesso un decreto legge per disciplinare il lavoro flessibile per quelle regioni maggiormente colpite dall’epidemia : grazie allo smart working, tutti i dipendenti costretti alla quarantena forzata potranno restare operativi e garantire la loro prestazione comodamente da casa. Al di là del periodo di emergenza sanitaria, l’esperimento del lavoro flessibile potrebbe inoltre rivelarsi un’ottimo stimolo per le imprese italiane che lo adottano, migliorando la propria competitività in termini di empowerment e innovazione.
Uno sguardo allo smart working
Lo smart working è un’innovativa filosofia manageriale basata sull’autonomia e sulla flessibilità dell’attività lavorativa, ma anche degli spazi e degli orari ivi connessi. In breve si tratta di stabilire in che modo il dipendente può garantire la sua prestazione senza vincoli di spazio e tempo, restituendogli in cambio un maggiore grado di autonomia e responsabilità. In Italia a fine 2019 gli smart workers erano circa 570 mila (+20% dal 2018) ma il numero è destinato a crescere di un ulteriore 38% per il 2020. Il Paese tuttavia evidenzia una crescita molto più lenta rispetto ai vicini europei in quanto l’economia italiana è ancora fortemente legata alle pratiche di lavoro tradizionale, data la sua dipendenza dal settore manifatturiero che – per sua stessa natura- non può fare a meno della produzione e della lavorazione “tangibile”.
Quali opportunità per l’Italia?
A causa del Covid-19 l’economia della regione lombarda (che pesa il 40% del Pil del Paese) rischia la paralisi. Tuttavia, questo potrebbe servire da input per le aziende italiane per aumentare lo spettro di consapevolezza e convincerle ad adottare lo smart working nel lungo periodo. Ma affinché questo possa diventare realtà, un semplice ripensamento della culturale aziendale non è sufficiente. L’Italia ha bisogno di un cambiamento strutturale in chiave tecnologica per poter garantire alti livelli di efficienza e autonomia alle persone che lavorano da remoto, motivo per cui saranno necessari maggiori investimenti in termini di digitalizzazione dei processi. I benefici del lavoro flessibile finora hanno evidenziato notevoli miglioramenti sul grado di soddisfazione del lavoratore, anche grazie a un migliore bilanciamento tra vita privata-lavoro, ma la vera rivoluzione arriva sul piano fiscale: forme organizzative più snelle potranno dar vita a modelli di business più sostenibili e capaci di ridurre i costi aziendali, anche grazie alle varie agevolazioni fiscali previste.