Dal 2014 l’antitrust europeo è guidato dalla commissaria danese Margrethe Vestager, la quale ha apertamente dichiarato che “i giganti vanno fermati” e che “dobbiamo iniziare a tenere sotto controllo il lato oscuro della tecnologia”.
Seguendo questa linea, negli ultimi anni sono finite sotto accusa le più importanti società a livello globale, alle quali non sono state risparmiate multe spesso molto salate. Apple ed Amazon, ad esempio, hanno dovuto pagare tasse arretrate per 13 miliardi e 250 milioni ad Irlanda e Lussemburgo, Google è stata multata per 6,7 miliardi per abuso di posizione dominante, senza contare i provvedimenti contro Facebook per la vendita illegale dei dati, con la recente decisione di impedire di unificare le piattaforme di chat Messenger, Whatsapp ed Instagram.
Qualcomm
La Commissione Europea ha comminato alla Qualcomm, primo produttore di chip al mondo, una maxi-sanzione di 242 milioni di euro, con l’accusa di abuso di posizione dominante. In particolare, secondo quanto affermato dalla Vestager, Qualcomm avrebbe venduto chipset di banda (componenti con cui gli apparecchi mobili si connettono ad internet) ad un prezzo inferiore al costo, con lo scopo di eliminare dal mercato i suoi competitor.
Amazon
Sotto il mirino dell’Antitrust è tornata di recente anche Amazon, contro la quale è stata aperta un’indagine relativa all’utilizzo dei dati dei venditori terzi. L’indagine muove dalla considerazione che Amazon si trova ad essere contemporaneamente un retailer che vende propri prodotti e una piattaforma che raccoglie negozi indipendenti.
Lo scopo dell’indagine è quello di capire se la società utilizzi a proprio vantaggio le informazioni che richiede ai negozi terzi, violando così le norme concorrenziali. Se le accuse dovessero trovare riscontro, le cose si metterebbero davvero male per la società di Jeff Bezos, con multe che potrebbero arrivare fino al 10% del fatturato globale.