Sono 17 i miliardari che hanno proposto al governo americano di introdurre una tassa sulla ricchezza, in modo tale da ridurre il forte divario tra ricchi e poveri negli States. Tra i 17 firmatari, diversi nomi sono particolarmente noti, tra cui: Bill Gates e Warren Buffett. Tra gli altri troviamo anche l’ex CEO di Starbucks Howard Schultz, il co-fondatore di Facebook Chris Hughes, e la nipote del co-fondatore della Walt Disney Abigail Disney, la quale ha criticato anche la stessa azienda di famiglia accusandola di pagare fin troppo i suoi CEO, alimentando cosi il divario e le disuguaglianze di reddito.
Lo scorso giugno, infatti, è stata firmata ed inviata una lettera ai candidati alle prossime elezioni chiedendo appunto loro di colpire i redditi più alti. I suddetti individui rappresentano lo 0.1% più benestante del Paese, possedendo la stessa ricchezza sommata del 90% degli americani.
L’idea sarebbe quella di tassare con un 2% ulteriore tutti gli assets posseduti che superino il valore di 50 milioni di dollari, mentre per gli assets con un valore superiore al miliardo l’aliquota dovrebbe essere maggiorata di un ulteriore 1% per un totale del 3% aggiuntivo.
«Se possedete 49,9 milioni di dollari – spiegano i firmatari – non pagherete questa tassa. Si stima che l’imposta potrà generare circa 3mila miliardi di introiti fiscali in dieci anni».
Bill Gates
Il fondatore di Microsoft, che può vantare un patrimonio che supera i 100 miliardi di dollari, nonostante abbia versato più di 10 miliardi in tasse, ha dichiarato di pensare che tale importo non sia sufficiente. “Il Governo dovrebbe richiedere alle persone nella mia posizione di pagare tasse significativamente più elevate”, ha affermato in un’intervista del 2018. Gates non è nuovo a tali iniziative, e il suo spirito filantropico lo dimostra anche con la gestione, insieme alla moglie, della Fondazione benefica Bill & Melinda Gates. Gates ha inoltre dichiarato di non voler lasciare tutta la sua ricchezza in eredità ai propri figli.
Warren Buffett
Già nel lontano 2011 Buffett aveva espresso la sua insoddisfazione riguardo l’importo da lui versato in imposte federali, imposte sul reddito e contributi, rimarcando come i sette milioni da lui versati in realtà rappresentassero circa il 17.4% del suo imponibile, percentuale molto più bassa rispetto a quella dei suoi collaboratori, il cui carico fiscale ammontava in media al 36%. Il miliardario nato ad Omaha, inoltre, sottolineò l’importanza della condivisione del sacrificio in un paese in cui “i poveri e la classe media lottano per noi in Afghanistan, molti americani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, e noi multimilionari continuiamo ad avere straordinari sgravi fiscali”.