Moderna, azienda statunitense che si occupa di biotecnologie, è la prima al mondo ad aver sviluppato un vaccino sperimentale per il coronavirus. Il campione dai primi test sembra funzionare ed entro fine aprile dovrebbe essere autorizzata la sperimentazione umana, che sarà eseguita su un numero compreso fra 20 e 25 volontari sani. Il possibile vaccino si chiama m-RNA-1273 ed è stato già inviato all’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive statunitense per far certificare i risultati a livello istituzionale. Dal 22 febbraio 2020, data in cui è stata comunicata la notizia, il valore azionario di Moderna, quotata al Nashdaq, è quasi raddoppiato. I risultati degli esperimenti sull’uomo saranno disponibili fra luglio ed agosto e, anche se dovesse andare tutto bene, il vaccino non sarà disponibile sul mercato prima del 2021.
Il vaccino di Moderna
Il vaccino sperimentale sviluppato da Moderna si basa sulla proteina S legata al virus, che così può essere riconosciuto dall’organismo senza che esso possa causare danni. La tecnologia dell’azienda americana sarebbe analoga a quella utilizzata per la Sars, il cui vaccino sfruttava proprio la proteina S. L’mRNA-1273 non sarebbe di sicuro disponibile prima del 2021 però si tratterebbe già di un ottimo risultato. Infatti, come ha chiarito Walter Ricciardi, medico dell’OMS, di solito per sviluppare un nuovo vaccino sono necessari circa due anni. Se Moderna, come anche altre aziende, promettono tempi tanto più brevi questo dipende dal fatto che tali realtà già stavano studiando specie molto simili al coronavirus cinese.
Il possibile vaccino dall’Australia
Più indietro di Moderna, anche l’Università di Queensland in Australia è vicina a trovare un vaccino. Per esso è ancora in corso la sperimentazione sugli animali e non ne è ancora stata creata una possibile versione definitiva. Secondo il presidente dell’Università essa, per le ricerche già condotte in passato, potrebbe riuscire a concludere lo sviluppo del vaccino in 6 mesi, dopo i quali seguirebbero i test sui pazienti.
Israele anche pensa di poter arrivare primo
I ricercatori del Galilee Research Institute, in Israele, hanno dichiarato al Jerusalem Post che possono concludere un vaccino pronto per la sperimentazione entro 90 giorni. Si tratterebbe di un vaccino orale, ovvero sotto forma di compresse. Esso potrebbe essere sviluppato, secondo i biologi israeliani, a partire da un altro vaccino da loro brevettato contro la bronchite infettiva nel pollame. Il virus che colpisce gli uccelli d’allevamento, infatti, sarebbe geneticamente molto simile al coronavirus cinese.