Monte dei Paschi di Siena ha bisogno di un nuovo aumento di capitale da almeno 2,5 miliardi di euro per sopravvivere ma lo Stato non può più intervenire, se non a condizione di coinvolgere anche investitori privati nell’operazione. A metà 2021 l’unico privato interessato era Unicredit che, però, ha ritirato la sua offerta a ottobre 2021 non riuscendo a trovare un accordo con il Dipartimento del Tesoro, il maggior azionista di Monte dei Paschi. Nella situazione attuale, sembra improbabile che altri investitori si facciano avanti per acquistare quote dell’istituto in tempo per salvarlo.
Il salvataggio fallito
Nel 2017 Monte dei Paschi è stata oggetto di un salvataggio da parte dello Stato, con 2,7 miliardi di euro in prestiti agevolati e 5,4 miliardi comprando azioni della società tramite il Dipartimento del Tesoro, che da quel momento ne divenne il maggior azionista. In totale il governo ha finanziato un aumento di capitale da 8,1 miliardi di euro. L’operazione, considerata straordinaria, è dovuta passare per l’approvazione della Commissione Europea, che doveva accertare il rispetto delle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato alle banche. Nel 2020, inoltre, lo Stato si è anche fatto carico di 8 miliardi di euro di NPL dell’istituto rivolgendosi ad Amco, società specializzata nel recupero di crediti deteriorati.
La principale causa del collasso
Il problema principale di Monte dei Paschi sono i crediti deteriorati, detti Non Performing Loans (NPL), debiti di clienti della banca non restituiti oltre la scadenza prevista. Nel 2015, con un controllo da parte della BCE, emerse che l’istituto senese aveva circa 46,7 miliardi di euro di questi titoli tossici. La banca ha così iniziato a cedere i crediti deteriorati, vendendoli a prezzi stracciati. Nel 2021, nonostante siano arrivati anche importanti aiuti pubblici, Monte dei Paschi conta ancora circa 4 miliardi di euro di NPL, restando in una situazione finanziaria difficile.