Si avvicina il Natale 2020, ed è sempre più chiaro che non sarà un Natale come gli altri. In attesa del DPCM di dicembre del governo, alcune restrizioni sembrano sempre più probabili per provare a limitare il rischio di assembramenti e tenere sotto controllo i contagi da Covid. Per le vacanze di Natale si prospettano limiti allo spostamento tra regioni, pranzi e cene natalizi in poche persone, la chiusura degli impianti sciistici e dei ristoranti durante i giorni festivi, almeno nelle zone rosse.
I consumi italiani a Natale
Le restrizioni natalizie contro il Covid si abbatteranno sui settori che hanno già sofferto molto la pandemia, come il turismo, l’alberghiero e la ristorazione, ma il Natale 2020 potrebbe essere una “piccola ripresa dopo la tragedia” per il mondo dello shopping, secondo Confcommercio.
Dicembre è da sempre un mese di consumi maggiori rispetto al resto dell’anno: a dicembre 2019 sono stati spesi €81 miliardi in beni e servizi, ben sopra la media degli altri mesi (pari a €54 miliardi). Nonostante i livelli del 2020 siano inferiori, si prevede che la tendenza sia confermata anche questo dicembre con €73 miliardi di spesa (rispetto a una media di €46 miliardi) che potrebbero in parte limitare i danni della pandemia sull’economia italiana.
Il successo dello shopping natalizio dipenderà dalla scelta degli italiani di spendere: perlopiù potrà farlo chi non ha subito riduzioni di salario e magari è addirittura riuscito a risparmiare. Da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, emerge che il 44% dei consumatori ha risparmiato molto o abbastanza nel 2020, principalmente a causa delle mancate le occasioni in cui spendere, ma anche per via della volontà di mettere da parte delle riserve per il futuro incerto.
I vaccini anti-Covid alimenteranno la fiducia dei consumatori?
Quindi, affinché i consumi ripartano, la fiducia dei consumatori è fondamentale. Ad alimentarla potrebbero essere le buone notizie sui vaccini, ma soprattutto un piano affidabile per il loro utilizzo. Al momento, il vaccino più avanti nella sperimentazione e nelle procedure autorizzative è quello di Pfizer-BioNTech, che ha restituito finora un’efficacia del 95% contro il Covid, e del quale l’Unione Europea ha già ordinato 300 milioni di dosi, di cui circa 40 milioni arriveranno all’Italia nel corso dei prossimi mesi. Tra i punti aperti che il governo dovrebbe presentare nel piano vaccini il 2 dicembre, vi è il fatto che il vaccino Pfizer richiede le strutture adatte ad essere conservato a meno di -70°: una temperatura non raggiunta dai normali frigoriferi.
Fondamentale sarà quindi trovarsi pronti a gennaio, quando arriveranno le prime 3,4 milioni di dosi destinate a 1,7 milioni di persone, probabilmente il personale sanitario. E per essere pronti a organizzare la distribuzione del vaccino bisognerà innanzitutto mantenere la catena di conservazione: dal trasporto dei vaccini, ai luoghi di smistamento come gli aeroporti, fino agli ospedali e ai centri vaccinali.
Gli altri vaccini anti-Covid
Nel frattempo, la messa in campo di risorse in tutto il mondo è tale che i vaccini che giungono a fasi sempre più avanzate di sperimentazione aumentano. La società Moderna, ad esempio, ha dichiarato che il vaccino Moderna al termine della fase tre ha un’efficacia del 94,1%, che si alza addirittura al 100% per quanto riguarda i casi di contagio grave, e si appresta a chiedere le autorizzazioni per la commercializzazione. Il vantaggio che il vaccino Moderna porterebbe è quello di poter essere conservato per un mese nei frigoriferi normali, a una temperatura compresa tra i 2° e gli 8°. Lo stesso varrebbe per il vaccino di Oxford-AstraZeneca, che potrebbe essere conservato tra i 2° e gli 8° per sei mesi, ma la cui efficacia è ancora in fase di studio.
Aspettando i vaccini
Quel che è certo per questo Natale 2020 di incertezze, è che quasi il 50% degli italiani si dicono disposti a rispettare le ulteriori misure restrittive proprio solo perché è convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o il vaccino, che potrebbero prospettare una via d’uscita alla crisi, quantomeno da quella sanitaria (Fonte: Censis).