Il nuovo documento firmato da 234 scienziati di 66 paesi dell’International Panel on Climate Change dell’ONU mostra un’estrema preoccupazione sul futuro del nostro pianeta.
Il report indica come l’incremento delle emissioni di CO2 con il conseguente innalzamento del livello dei mari, l’aumento della frequenza e dell’intensità delle piogge, le ondate di grande caldo e gli inverni rigidi, sono inequivocabilmente dovuti alle attività umane.
Tali fenomeni sono per lo più irreversibili.
Il riscaldamento globale
I livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, i più alti degli ultimi 2 milioni di anni, hanno causato un incremento della temperatura terrestre di circa +1,1°C rispetto al periodo 1850-1900. Nei prossimi 20 anni è possibile che questa cresca di +1,5°C e di +2°C entro la fine del secolo.
Con un riscaldamento globale di +2°C si raggiungeranno più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.
L’influenza umana
L’influenza umana è la causa principale anche del ritiro dei ghiacciai. Tra il 1901 e il 1971 il tasso medio di innalzamento del mare è stato di +1,3 mm all’anno. Recentemente, tra il 2006 e il 2018, ha raggiunto i +3,7 mm.
L’appello
Secondo il segretario generale dell’ONU, António Guterres, il rapporto è un “codice rosso per l’umanità” intimando profondi e immediati tagli alle emissioni di CO2 affinché si riescano a rispettare gli accordi di Parigi del 2015.
Qualora questo non avvenga in tempi rapidi con una massiccia riduzione delle emissioni di gas serra su scala globale, l’obiettivo dei governi di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di +2°C oltre i livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a +1,5°C diventerà “fuori da ogni portata”.