La crescita dell’economia mondiale sta rallentando, tranne che per alcuni paesi. Il Fondo Monetario Internazionale sottolinea come sia in atto un indebolimento dell’economia globale, con un tasso di crescita complessivo al 3,3% nel 2019, con un trend negativo rispetto al 3,6% del 2018. Tuttavia, la Cina, l’India e tutti i paesi industrializzati nell’area del continente asiatico si pongono in controtendenza.
Già dal 2015 la crescita di questi paesi è stata esponenziale. In un periodo di forte stagnazione per le economie europee, nel biennio 2015-2016 sono stati rilevati rispettivamente i seguenti tassi di crescita:
- Vietnam: 5,6% – 5,7%
- India: 6,3% – 6,5%
- Cina: 6,8% – 6,3%
- Indonesia: 5,2% – 6,0%
India, Vietnam e Cina
Il PIL aumenta maggiormente nelle economie favorevoli in termini di aumento della domanda aggregata. In India il tasso di crescita medio per il 2020 si prevede essere del 7% (attualmente al 6,7%), con un incremento medio annuo delle proprie importazioni superiore al 6%. Il Vietnam tiene il passo invece con tassi di crescita previsti superiori al 6% (attualmente al 6,3%), mentre in Cina questi risultano essere notevolmente inferiori rispetto al 10,3% del 2010, ma anche in questo caso non al di sotto del 6%.
È rilevante inoltre prendere in esame il caso di Macao, una delle ragioni amministrative della Cina nonché nuova capitale asiatica del gioco d’azzardo. Questa, nel 2017, ha registrato una crescita del 13,4%, seguita nel 2018 da una crescita sostenuta al 4,7%.
Libia e i paesi dell’Africa
Un risultato record viene registrato in Libia, con un tasso di crescita superiore al 12%, dopo l’incredibile exploit registrato dal 2017, anno in cui il tasso di crescita ha raggiunto il 55%. Tra i best performer in Africa c’è anche l’Etiopia (7,5%), la Costa d’Avorio (6,8%), ed il Senegal (6,4%).
Tra le cause principali della crescita del continente africano c’è l’aumento dei volumi di commercio estero e l’enorme capacità di attrarre investimenti. A tale crescita, però, fa capo un aumento della popolazione impressionante. Per questo motivo il reddito pro-capite aumenta molto meno in relazione al PIL rispetto alla media mondiale.