Alle due di mattina del 4 febbraio, ora italiana, è partita la prima votazione per le primarie del Partito Democratico, le quali andranno infine ad eleggere il candidato democratico per le presidenziali 2020, che se la dovrà vedere con Donald Trump a novembre. Il primo appuntamento, il Caucus dell’Iowa, è stato vinto (almeno secondo il 62% dei seggi) da Buttigieg.
Al momento i risultati sono i seguenti, ma le cose potrebbero ancora cambiare:
- Pete Buttigieg: 26,9%
- Bernie Sanders: 25,1%
- Elizabeth Warren: 18,3%
- Joe Biden: 15,6%
- Amy Klobuchar: 12,6%
- Andrew Yang: 1,1%
- Tom Steyer: 0,3%
Come funziona un Caucus?
I voti raccolti durante questi eventi statali, che appunto partono con il Caucus dell’Iowa, non vanno a finire direttamente ai concorrenti, bensì servono ad eleggere dei delegati che a loro volta andranno a nominare il candidato democratico per le presidenziali.
Le votazioni sono avvenute in 1678 luoghi nello stato americano e 92 sparsi in altre città degli Usa e nel mondo. In ogni incontro gli iscritti al partito si riuniscono non per effettuare una semplice votazione, ma per discutere tra di loro e cercare di convincere gli altri partecipanti a passare (letteralmente) dalla loro parte.
In ogni luogo stabilito si raggruppano gli indecisi e quelli con una scelta, divisi fisicamente in base al candidato preferito. A questo punto vengono contate le preferenze, e dopo questa prima scelta i gruppi che possiedono un numero inferiore al 15% dei partecipanti vengono eliminati, e si parte poi con una seconda scelta, a cui possono partecipare le persone il cui gruppo è stato scartato. A questo punto avviene la vera elezione dei delegati.
Essendo il primo, vincere questo primo incontro è molto importante, anche se i delegati che vengono qui conquistati non sono numerosissimi, costituendo il 2% della quantità necessaria per vincere le primarie (41 su 1990 delegati necessari per vincere, su un totale di 3979 )
Tecnicamente, i caucus del Partito come questo sono differenti dalle primarie, che sono invece organizzate direttamente dallo stato. Quello dell’Iowa non è però uno stato che riflette bene la demografia americana, essendo composto per il 91.6% da bianchi, mentre negli Usa la media è del 73.8%.
Ritardi e falsi vincitori
I risultati dell’Iowa Caucus di martedì sarebbero dovuti essere pubblicati molto velocemente tramite un’app, ma così non è accaduto. Questo lungo ritardo, che ha tenuto elettori e candidati con il fiato sospeso, non sarebbe stato generato da problemi tecnici o da hackeraggi, bensì da incongruenze che hanno richiesto ulteriori verifiche sui conteggi, che sono dovuti essere effettuati a mano.
Buttigieg, il candidato più giovane con 38 anni di età, è stato il primo a comunicare, senza conferme, la propria vittoria. È stato però contestato da Bernie Sanders (il più anziano e attualmente senatore del Vermont), che con dati alla mano sul 40% delle votazioni proclamava invece di essere lui il vincitore, dichiarando guerra all’attuale presidente:
“Stanotte è l’inizio della fine di Donald Trump, il presidente più pericoloso della storia Usa, un presidente corrotto, un bugiardo patologico”
Il prossimo appuntamento è con le primarie del New Hampshire, previste per l’11 febbraio, dove il preferito è Sanders con più di 9 punti percentuali di distacco da Biden, il vice presidente uscente che attualmente comanda i sondaggi nazionali.
Alla fine però i risultati rilasciati dai Dem, riguardanti i 62%, sembrano confermare la tesi di Buttigieg, che sarebbe il preferito in Iowa.
E i repubblicani?
Nel frattempo anche il partito rivale dei democratici ha tenuto le sue votazioni in Iowa. Il risultato, talmente scontato da passare inosservato, è una vittoria schiacciante di Trump, che col 96% conquista tutti i delegati.