“Grazie alla riforma delle pensioni sarà possibile assumere tre giovani lavoratori per ogni lavoratore che andrà in pensione”.
Queste sono state le parole pronunciate pochi mesi fa dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, piene di ottimismo condiviso da altri membri del governo. L’obbiettivo era quella di mantenere il rapporto tra pensionati e nuovi assunti di 1 a 3, ma dopo neanche un mese dall’inizio del nuovo anno, arriva la prima smentita da parte di Bankitalia, che evidenzia come l’impatto di queste misure abbia fatto addirittura diminuire l’occupazione, in termini di rapporto tra pensionati e nuovi entranti, di 0.4 punti percentuali. Le nuove forme di pensionamento anticipato sono state, infatti, solo in parte compensate da assunzioni, risultando tuttavia fin troppo maggiori di quest’ultime date le iniziali premesse e l’enorme spesa per l’introduzione di “Quota 100”.
I due aspetti del Reddito Di Cittadinanza
Altro provvedimento fortemente voluto ed adottato dal Movimento 5 stelle è stato il Reddito Di Cittadinanza, con lo scopo sia di offrire un’assistenza economica a chi ne avesse bisogno, ma anche e soprattutto con l’obbiettivo di reinserire tali soggetti nel mondo del lavoro attraverso i centri per l’impiego. Gli effetti del Reddito di cittadinanza nel 2019 pare abbiano portato a buoni risultati in termini di aumento dei consumi e diminuzione della povertà, ma non in termini di assunzioni. Nielsen, azienda che si occupa di misurazione ed analisi dati, ha registrato come, nel settore del largo consumo, il trend per l’Italia sia in crescita, con un +1.4% registrato a dicembre 2019, che durante il mese di ottobre ha toccato il +1.6%. Tuttavia, solo una parte minoritaria degli individui che percepiscono il Reddito Di Cittadinanza – il 35 per cento – viene inviata ai centri per l’impiego, titolari dell’inserimento lavorativo.
Il Decreto Dignità
L’aumento dell’occupazione in Italia ha raggiunto i massimi storici dal 1977, con seguente diminuzione della disoccupazione al 9.7% (valore più basso da gennaio 2012); i valori sono dovuti, probabilmente, all’entrata in vigore del Decreto Dignità. È cresciuto infatti il numero di contratti a tempo indeterminato, seguito da una diminuzione dei contratti a termine e dei lavoratori indipendenti. Risulta ancora in aumento, infine, il numero dei dipendenti permanenti, e diminuisce il numero di inattivi, cioè di quei soggetti che non possiedono un lavoro e non lo cercano neanche.