L’Italia nel 2021 dovrebbe ricevere i soldi del Recovery Fund. Se la Commissione Europea ed il Consiglio Europeo approveranno il piano di ripresa economica che sarà presentato dal governo Draghi, alla Penisola saranno destinati 209 miliardi di euro. Tali fondi, però, dovranno superare degli ostacoli notevoli per arrivare a destinazione. Al primo posto c’è il pericolo di infiltrazioni mafiose, come segnalato dal report dell’Osservatorio del Viminale, coordinato da Vittorio Rizzi. Gli altri ostacoli sono la pubblica amministrazione italiana, spesso molto inefficiente, e l’imprevedibilità del quadro politico nazionale.
La minaccia della mafia
Nel quarto report dell’Organismo permanente di Monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso (Osservatorio del Viminale), ente che fa capo al ministero dell’Interno, emerge una situazione problematica. Il documento, pubblicato il 6 gennaio 2021, evidenzia come tutte le maggiori organizzazioni mafiose italiane si stiano organizzando su larga scala per sfruttare la situazione a loro vantaggio. Questa è stata la conclusione di un’inchiesta che ha preso in esame i risultati delle indagini recenti sui gruppi criminali della Penisola.
L’Osservatorio del Viminale, in particolare, ha evidenziato come le associazioni mafiose si stiano preparando a dirottare nelle loro tasche più soldi possibile dal Recovery Fund. Le strategie che pianificano di adottare sono le stesse che questi gruppi mettono in atto da decenni in Italia, spesso con successo. Infatti, una delle maggiori fonti di guadagno della criminalità organizzata nel Paese è proprio l’appropriazione dei fondi pubblici, campo nel quale ha pochi rivali nel mondo. Attraverso documenti falsificati o falsi, appalti truccati tramite aziende fantoccio, e corruzione dei funzionari pubblici le mafie riescono ad attingere da tutti i settori, dalle infrastrutture fino alla sanità.
Il report ha messo in evidenza anche come le mafie possono sfruttare il momento di difficoltà economica per aumentare la loro presa sul tessuto sociale. Possono acquisire molte aziende sull’orlo del fallimento, per utilizzarle come fantocci, mezzi per riciclare il denaro sporco o pretesto per ottenere fondi dallo Stato. Inoltre, sempre più imprenditori, per evitare la fine della propria attività, sono diventati propensi ad accettare prestiti a usura dalle associazioni criminali.
È preoccupante l’ipotesi, concreta, che possano verificarsi dinamiche simili a quelle avvenute con la Cassa del Mezzogiorno. In quel contesto le associazioni criminali compravano aziende in difficoltà, tramite prestanome. A quel punto facevano in modo di ricevere più fondi pubblici possibile, per poi dichiarare fallimento poco dopo.
La gestione del Recovery Fund
A fine febbraio la Commissione Europea ed il Consiglio Europeo hanno approvato il regolamento in base al quale saranno valutati i Recovery Plan dei diversi Paesi, il Recovery & Resilience Facility (RRF). Anche se, come pare probabile, il governo Draghi, con il ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Daniele Franco, presenterà un progetto in linea con i parametri, la partita non sarà finita. Infatti, oltre al piano in sé, dovranno esserci seri sforzi da parte dell’amministrazione italiana per gestire i fondi evitando troppi sprechi. Questo in particolare perchè, secondo gli analisti della BCE, se il Recovery Fund non sarà attivato in tempi brevi le conseguenze per l’economia potrebbero diventare quasi irreparabili.
La burocrazia
Lo stimolo economico deve arrivare il prima possibile, secondo la BCE. Quindi la complicata e lenta burocrazia italiana può diventare un grosso problema. Tuttavia, snellire in poco tempo i passaggi burocratici rischia di essere un’arma a doppio taglio. Infatti, così facendo si potrebbe finire per facilitare le infiltrazioni mafiose.
Le opere pubbliche incompiute
Una piaga che affligge l’Italia è quella delle opere pubbliche iniziate e lasciate incompiute. Quando non si parla di veri e propri appalti truccati, si tratta di progetti avviati senza che ci fosse la copertura economica ed interrotti a metà una volta finito il budget. La causa di questo fenomeno può essere o in politici che puntano a iniziare i lavori per guadagnare consenso politico, senza pensare ai bilanci, o in semplici errori amministrativi.