Il 2019 è stato un anno molto positivo per i mercati azionari, chiudendo il mese di dicembre con numeri ben al di sopra delle aspettative degli analisti. Tuttavia, questo trend di rialzo è avvenuto parallelamente ad una situazione di elevata incertezza economica che, seppure con le dovute differenze, ha provocato evidenti rallentamenti alla crescita del sistema globale ed ha confermato ancora una volta la separazione che caratterizza economia reale e mondo finanziario.
Tra vecchie paure e nuove difficoltà
A causa dell’interconnessione del mercato contemporaneo, le trascorse turbolenze geopolitiche non solo hanno minato l’ordine economico e sociale del panorama domestico ma hanno avuto un impatto tangibile sullo sviluppo di una linea economica condivisa. Si pensi ad esempio all’impatto della crisi manifatturiera in Germania ed alle conseguenze del taglio dei tassi sul rischio d’investimento. C’è stata poi la logorante trattativa dei dazi tra Pechino-Washington, protrattasi per circa un anno e mezzo. L’Italia è stata invece colpita dalla costante incertezza politica e da opportunità d’investimento poco attraenti che ne evidenziano il ritardo competitivo rispetto agli altri paesi europei.
Sebbene le stime per il 2020 azzardino un timido miglioramento, le nubi sulle politiche monetarie USA, sulle tensioni nei rapporti commerciali e sul rallentamento della produzione suscitano molte preoccupazioni circa il rischio di un nuovo collasso a partire dagli Stati Uniti, come nel 2007.
Quando influirà la politica degli USA
Sono passati poco più di dieci anni da quando le reti televisive internazionali mandavano in onda le immagini dei dipendenti della Lehman Brothers mentre lasciavano i propri posti di lavoro con le scatole di cartone in mano, vittime di un sistema finanziario drogato e di politiche economiche incaute. Il ricordo del passato pone gli USA sotto i riflettori in materia di una nuova recessione, sia perché da soli contano circa il 24% del PIL mondiale, sia perché le conseguenze delle politiche neo-isolazioniste di Trump potrebbero tagliare le gambe alla crescita dei flussi commerciali internazionali e fomentare la bolla degli investimenti domestici.
L’ascesa dei Paesi emergenti sta via via allontanando il capo d’accusa dagli USA e anche dal sistema finanziario, in quanto i continui giochi di forza tra le principali potenze economiche e le varie tensioni sociali interne sembrano essere il motivo principale per cui gli investitori non vogliono mettere a rischio il proprio denaro. Per evitare una massiccia recessione dei mercati a causa della volatilità elevata e del blocco degli investimenti, è importante adottare una strategia di diversificazione che, nell’ipotesi estrema di una recessione globale per il 2020, ne possa quantomeno contenere le misure.