Questo lunedì il consiglio esecutivo dell’Agenzia mondiale anti-doping (WADA) ha deciso di escludere la Russia dalle principali competizioni sportive per 4 anni, come i giochi Olimpici, Paralimpici, i mondiali di calcio Qatar 2022 e i prossimi giochi Olimpici Invernali.
L’Agenzia aveva scoperto che il Paese di Putin ha manipolato informazioni di laboratorio sugli atleti, eliminando dati che facevano riferimento all’utilizzo di sostanze dopanti.
Questo significa che a Tokyo non vedremo sventolare la bandiera Russa e non sentiremo il suo inno nazionale, ma agli atleti su cui non cade lo scandalo del doping sarà permesso partecipare sotto la bandiera delle Olimpiadi. In sintesi alla Russia non è permesso partecipare “formalmente” alle Olimpiadi, a cui non potranno quindi essere presenti le più alte autorità del Paese, come lo stesso Putin.
La Russia non potrà ospitare grandi eventi sportivi, e nemmeno candidarsi per organizzarli, ma potrà far ricorso al Tribunale di Arbitrato per lo Sport (TAS).
Un vizio punito più volte
Non è la prima volta che si presenta una situazione simile. Durante la scorsa edizione delle Olimpiadi (nel 2016) un giorno prima della cerimonia di apertura fu comunicato che solo 270 atleti Russi avrebbero potuto partecipare, una decisione presa sempre in seguito a scandali legati al doping.
Nel 2018, invece, alle Olimpiadi Invernali in Corea del Sud il Comitato Olimpico Internazionale permise agli atleti russi “verificati” di partecipare utilizzando la bandiera olimpica, mentre tutti gli altri furono esclusi.