Le fasi cicliche di un settore sono una delle sfide più importanti per il management aziendale, in particolar modo se queste si susseguono in spazi temporali limitati. Laddove ci sono grandi aspettative di crescita, inoltre, diventa ancora più rilevante la capacità di saper indirizzare l’azienda verso l’obiettivo prefissato, facendo però attenzione ai cambi di paradigma che sempre più spesso lasciano indietro i player più impreparati.
Il settore delle piattaforme SaaS, o software house, ne è l’esempio. In questi ultimi anni infatti i rilevanti tassi di crescita ne hanno rafforzato le fondamenta, spingendo i competitor ad una lotta per la leadership che si è giocata in due campi diversi ma tra loro correlati.
Le aspettative dei clienti nel corso di questi ultimi anni sono cambiate. Se inizialmente si vedeva il supporto di una software company come un ruolo marginale ed a bassa redditività, ora è esattamente l’opposto. Il cliente infatti chiede la presenza di un vero e proprio partner che sia in grado di gestire l’intera catena del servizio: dal design personalizzato dell’infrastruttura, all’implementazione e quindi fino all’integrazione finale con gli altri software e servizi, tra cui il cloud. A questo proposito c’è da far notare come i servizi di Data Storage sono diventati il principale competitor per le software house in quanto, realtà come AWS e Microsoft Azure, stanno espandendo le loro competenze a servizi di Data Analytics che, sfruttando applicativi e tecnologie dotati di intelligenza artificiale, sono in grado di fornire risultati particolarmente precisi, con l’effetto che nel medio-lungo termine potrebbero strappare una grossa fetta di mercato alle più classiche aziende software-as-a-service (SaaS).
Da una parte quindi si è visto questo cambio di paradigma che ha spinto le aziende e rafforzare ed allo stesso tempo ad espandere il loro modello di business, in alcuni casi anche cambiando elementi essenziali quali la struttura dei ricavi (passate da modelli a tariffa variabile alle più classiche subscriptions), dall’altra invece, specialmente i player di maggiori dimensioni, hanno adottato strategie più aggressive, preferendo comprare startup e aziende di piccole dimensioni per integrarle e quindi ampliare i loro servizi.
Quello che ora attende le aziende del settore è saper dimostrare di essere profittevoli almeno tanto quanto era stato previsto dagli analisti di borsa. Molte di queste aziende, specialmente quelle quotate quali Intuit, infatti, hanno raggiunto capitalizzazioni di mercato particolarmente elevate rispetto ai ricavi e quindi alla grandezza del loro business. Qualora queste non si dimostrassero capaci di trarre valore dai recenti piani di sviluppo, particolarmente onerosi anche in termini di debito, potrebbero venire gravemente danneggiate dagli investitori. Già la scorsa settimana, ad esempio, a seguito di un annuncio circa il dilazionamento del cash flow, Splunk ha visto perdere circa l’8% del suo valore di mercato.
Questo attesta come, se una volta il ciclo di un settore poteva essere descritto dal cosiddetto “grow fast, die slow”, ora si è trasformato in un “grow fast, die fast” che non lascia alcun spazio ad insuccessi di qualsiasi tipo. L’industria del software potrebbe quindi splendere più alta che mai oppure venire gradualmente soppressa dall’avanzata dei servizi Cloud.