Il valore della sterlina britannica è cresciuto molto il giorno dopo le elezioni del 12 dicembre 2019. La valuta è tornata ad equivalere 1.20 euro, risultato che non veniva toccato da luglio 2016, prima del crollo seguito al referendum di fine giugno per la Brexit. La moneta britannica è cresciuta circa del 2% sul dollaro e dell’1.8% sull’euro, le quali entrambe non hanno subito particolari variazioni. Vola la Borsa di Londra, seguita in maniera più timida dalle Borse europee.
Il FTSE 100, maggiore indice britannico, è aumentato circa del 2% il 13 dicembre 2019. In Europa il Dax 30 tedesco ed il CAC 40 francese hanno registrato poco meno del +1%. Cala invece quasi dello 0.5% il FTSE Mib italiano, dopo una timida crescita iniziale.
Le cause dei risultati positivi
Un quadro finalmente prevedibile
Nonostnate l’hard Brexit ormai quasi certa, che sarà un ostacolo per le economie dell’UE e della Gran Bretagna, la reazione positiva dei mercati non stupisce più di tanto. Infatti, per prima cosa, il Regno Unito è finalmente uscito dalla lunga fase di incertezza, durata più di tre anni, su quale sarebbe stato il suo futuro nello scenario internazionale. Infatti, uno degli elementi che piace meno ai mercati finanziari, ovvero agli investitori, è proprio l’imprevedibilità.
Il fattore Corbyn
Oltre alla nuova prevedibilità degli sviluppi della Brexit, un elemento che ha sicuramente influenzato i mercati in positivo è, in effetti, la mancata vittoria del leader laburista Jeremy Corbyn. Infatti, la soluzione che Corbyn aveva in mente sarebbe comunque stata accolta molto pegggio dell’hard Brexit di Johnson. Infatti, l’avversario di Johnson, leader dell’unica forza politica in grado di competere con i Conservatori in termini di consensi, proponeva di rinegoziare una soft Brexit da zero, e di proporre un nuovo referendum per la Brexit a giugno. Questo avrebbe aperto ad almeno altri sei mesi di incertezza.
Allungare la Brexit non era l’unica proposta di Corbyn che non sarebbe piaciuta ai mercati. Infatti, il leader laburista aveva inserito nel programma elettorale numerose nazionalizzazioni, un notevole aumento della spesa pubblica e molte più tasse per i ricchi. Queste misure, nel breve termine, avrebbero necessariamente rallentato l’economia britannica.
Proposto accordo USA-Cina per i dazi
Donald Trump ha firmato la proposta per un’intesa di principio con la Cina per ammorbidire la guerra commerciale. Le due superpotenze non sono mai state così vicine ad un accordo commerciale dall’inizio delle ostilità. La proposta prevede, da parte degli americani, lo stop ai dazi, del valore di 160 miliardi di dollari l’anno, che sarebbero dovuti partire il 15 dicembre 2019. Inoltre, Washington ridurrebbe del 50% le tasse d’importazione già applicate, che al momento della firma di Trump valgono nel complesso 360 miliardi di dollari l’anno.
In cambio la Cina dovrebbe permettere l’importazione di prodotti agricoli statunitensi per 50 miliardi di dollari, più del doppio di quanto concesso a inizio dicembre 2019. Inoltre, Pechino dovrebbe emanare delle leggi più forti a tutela della libertà intellettuale e rendere il suo mercato più aperto ai servizi finanziari.
Anche se la Cina non dovesse accettare subito la proposta ma volesse una ricontrattazione, è comunque quasi certo che i dazi del 15 dicembre saranno in ogni caso posticipati.