Nel weekend appena conclusosi nuovi aggiornamenti sulla trade war tra USA e Cina hanno fatto tremare l’economia. Infatti il presidente americano Donald Trump ha annunciato nuovi dazi sui prodotti cinesi: a partire dal primo ottobre i tassi sulle importazioni cinesi saliranno al 30% sui 250 miliardi di dollari di prodotti contro il 25% attuale.
Invece su altri 300 miliardi di dollari di prodotti cinesi i dazi saliranno, dal primo settembre, dal 10% al 15%.
Tutto ciò è stato annunciato dal presidente Trump su Twitter dove ha anche spiegato come i cinesi abbiano rubato le proprietà intellettuali nel corso degli anni e non abbiano intenzione di fermarsi.
Il tweet di Trump è stata una reazione all’innalzamento da parte del governo cinese dei dazi su 75 miliardi di dollari di prodotti americani.
Questo “botta e risposta” sui dazi ha generato, come era ovvio, alcune ripercussioni sui mercati finanziari: l’indice Nikkei di Tokyo ha perso quasi il 3% durante il weekend mentre il Topix ha lasciato quasi il 2%.
Questa guerra ha aperto numerose incertezze quali il rischio di recessione per molti settori. Quello manifatturiero è il più esposto, già in contrazione in molti paesi.
Molto rischiosa è anche la caduta dell’inflazione causata dalle tensioni commerciali che hanno costretto le banche centrali ad intervenire. Se con un primo calcolo la previsione per l’inflazione degli anni 2024-2029 in zona euro era scesa fino al 1,20% l’intervento della BCE ha fatto subito risalire il dato a 1,35%, simile evento è successo negli USA con la Fed.
Il pericolo si insinua nell’intervento delle banche centrali poiché i governi potrebbero illudersi che attraverso delle politiche monetarie si possa risolvere il problema dell’inflazione dimenticando che le ricadute dei maggiori dazi possono essere attenuate solo tornando sui propri passi e varando riforme strutturali per ridurre squilibri commerciali ed economici. Inoltre l’intervento delle banche centrali rischia di generare anche una guerra delle valute già iniziata dalla volontaria azione da parte della Cina di far svalutare la sua moneta contro il dollaro. Cosa aspettarci per i prossimi anni?