Con un executive order, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il proprio Paese non ritiene che la Luna sia un “bene comune”, e che quindi essa possa essere sfruttata a fini commerciali.
L’interesse di Trump per lo spazio
Da quando ha preso posto alla Casa Bianca, Trump ha avuto diverse occasioni per dimostrare il proprio interesse per lo spazio. Vedere questo Presidente operare in un ambiente dalla così forte connotazione scientifica può far storcere il naso a molti, ma ricordando che prima di tutto Donald è un politico, ma sopratutto un imprenditore, il significato di questo interesse viene subito svelato.
Riformulando quindi l’introduzione a questo paragrafo, sarebbe meglio dire che Trump ha dimostrato non un interesse generale per lo spazio, ma un interesse per il ruolo degli Stati Uniti al di fuori dell’atmosfera, la nuova frontiera che il Tycoon vuole conquistare, commercialmente e militarmente.
Oltre ad aver aumentato il budget della Nasa, fino a pochi giorni fa erano due le azioni principali intraprese da Trump per assicurare la supremazia del suo Paese nello spazio e farlo tornare alla guida del settore in questo nuovo periodo storico dove la competizione è sempre più numerosa.
La prima azione è politica e strategica: si tratta della fondazione di un nuovo corpo delle forze armate, la cosiddetta Space Force, incaricata di proteggere gli interessi dell’America e dei suoi alleati nello spazio, fornendo capacità extra-atmosferiche all’esercito.
La seconda azione, economica, scientifica, ma ancora fortemente politica, è stata quella di accelerare l’intero programma spaziale americano, rinnovando l’amministrazione della Nasa. Jim Bridenstine, messo a comando da Trump della più famosa agenzia spaziale nel 2017, ha fatto subito chiaro che gli obiettivi andavano rivisti: bisognava porsi dei nuovi traguardi da raggiungere nel breve termine e coinvolgere il settore privato.
È nata così una nuova corsa alla Luna. Sul nostro satellite naturale gli americani vogliono far scendere nel 2024 la prima donna nella storia, grazie al programma della Nasa Artemis che prevede inoltre la costruzione di una stazione spaziale internazionale in orbita alla Luna e delle prime basi sulla superficie. Trump ha quindi ben compreso l’andamento del’industria aerospaziale, dominata dalle aziende private come SpaceX, e lo stato in cui la Nasa si trovava, rallentata da progetti a lungo termine non ben definiti.
Un altro concetto che Trump ha capito e che ha voluto rimarcare con questo executive order è che per garantire il successo di questo ambizioso piano (a cui stanno partecipando non solo gli americani, ma anche l’Europa, il Canada, il Giappone) ci sarà bisogno di risorse da recuperare nello spazio, come acqua e minerali, che stimoleranno anche l’interesse dei privati, i quali sono in grado di aiutare le nazioni a portare avanti i loro programmi spaziali in modo economico ed efficiente, anche grazie ad una sana competizione.
L’ordine del Presidente: la Luna deve poter essere sfruttata
“Gli americani devono avere il diritto di intraprendere l’esplorazione per fini commerciali, l’approvvigionamento e lo sfruttamento di risorse nello spazio”
Così si legge nell’executive order firmato il 6 aprile.
Gli Stati Uniti prendono quindi una posizione molto forte, e per loro stessa ammissione ancora non è chiaro se vada in conflitto con alcuni trattati internazionali redatti per regolamentare l’utilizzo dello spazio.
Sono due i trattati in questione:
Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico è stato firmato e redatto dagli Stati Uniti e da altri 108 Paesi, vieta il posizionamento di armi nucleari nello spazio, promuove l’uso pacifico dello stesso (il che potrebbe andare in conflitto con la Space Force di Trump) e, punto importante ai nostri fini, ne stabilisce la libera esplorazione e utilizzo da parte di tutto il mondo, proibendo alle nazioni di reclamare la sovranità dei corpi celesti. Ai giorni d’oggi viene criticato perchè non fornisce dei chiari riferimenti all’uso di risorse recuperate nello spazio.
Il Trattato sulla Luna è stato firmato e redatto da pochissime nazioni, molte delle quali al giorno d’oggi hanno dei programmi spaziali ancora in fase embrionale. Questo trattato entra più nel dettaglio, obbligando le nazioni ad ottenere l’approvazione internazionale nel caso volessero sfruttare risorse lunari, riprendendo e in parte rafforzando punti in comune con il primo accordo.
Gli Stati Uniti non hanno firmato il Trattato sulla Luna, e con questo executive order dichiarano formalmente al mondo che non lo ritengono uno strumento necessario o utile. Il Paese rispetterà tutte le leggi internazionali in vigore riguardo allo sfruttamento di risorse nello spazio, ma non riterrà questo trattato come una di queste.
La risposta di Putin
La Russia è una delle nazioni che può godere ancora oggi di un programma spaziale altamente sviluppato e attivo. Basta pensare che se un astronauta di qualsiasi nazionalità deve essere spedito nello spazio, dovrà partire per forza dalla Russia con un razzo Soyuz (anche se questo potrebbe cambiare fra pochi mesi).
La Roscosmos, l’agenzia spaziale Russa, paragona le azioni di Trump a quelle intraprese da quelle nazioni che, durante il colonialismo, hanno incominciato a reclamare territori sotto la loro sovranità.
Il Cremlino stesso, criticando gli Stati Uniti, ha affermato che al momento qualsiasi forma di colonizzazione dello spazio sarebbe inaccettabile.
Per adesso la situazione non è del tutto chiara. Gli Stati Uniti, così come il resto del mondo, ancora non dispongono di una struttura legislativa in grado di regolare l’estrazione e l’utilizzo di materiali provenienti dallo spazio. La dichiarazione di Trump è dunque importante in questo contesto, perchè avvierà una serie di dibattiti necessari a gettare le basi del commercio nello spazio, la prossima frontiera dell’economia globale. A far acqua alla gola a investitori e imprenditori non è infatti solamente la Luna, ma anche gli asteroidi, i quali contengono milioni di tonnellate di materiali preziosi come oro e platino.