La Commissione Europea uscente, che era entrata in carica il 1° Novembre 2014, ha saputo compiere un eccellente lavoro nelle relazioni commerciali con i partner dell’Unione Europea. Negli ultimi cinque anni sono state davvero numerose le trattative avviate e gli accordi siglati da Cecilia Malmström, il Commissario al Commercio, e dal Presidente Jean-Claude Juncker.
L’Asia al centro
Tra il 19 ottobre 2018 e il 30 giugno 2019 la Commissione Europea ha siglato accordi commerciali con il Giappone, con Singapore e con il Vietnam. Guardando ai numeri, questi tre paesi assumono un ruolo molto importante per l’import e l’export sia di beni che di servizi. Nel complesso, durante il 2018 l’Unione Europea ha esportato merci e prodotti pari a 112,9 miliardi di euro, importando invece un controvalore economico di 129,2 miliardi di euro. Per ciò che riguarda il commercio di servizi, stando ai dati del 2017, l’export europeo vale 65,7 miliardi di euro, mentre l’import è di 42,4 miliardi di euro. Escludendo quindi dal calcolo gli investimenti diretti esteri (IDE), il commercio con i tre Paesi vale oltre 350 miliardi di euro.
La Commissione Europea ha firmato un accordo di libero scambio (Free Trade Agreement, FTA) ed uno sulla protezione degli investimenti (Investment Protection Agreement, IPA) con Singapore e con il Vietnam. L’obiettivo dietro questa intesa è quello di abbattere le barriere doganali, cioè i dazi, e aprire i due mercati, riconoscendo però una tutela maggiore ai prodotti agricoli europei (le indicazioni di origine protetta, IGP, sono 190 nell’accordo con Singapore e 169 in quello con il Vietnam) e garantendo la corretta applicazione degli standard di sicurezza e di sostenibilità ambientale, come previsto dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro e dal protocollo di Kyoto.
Con il Giappone è stato concluso l’accordo di collaborazione economica (Economic Partnership Agreement, EPA) mentre non ancora quello sulla protezione degli investimenti. In questo frangente, cioè rispetto agli altri due Paesi, sono però 205 i prodotti agricoli protetti. Guardando ai primi risultati dell’accordo con il Giappone, nei primi 7 mesi dall’entrata in vigore, avvenuta il 1° febbraio 2019, l’export di prodotti alimentari e bevande made in Italy è aumentato dell’80%, attestandosi a 1,12 miliardi di euro, come rileva Confagricoltura.
L’Oceania: Australia e Nuova Zelanda
Con questi due Paesi l’impatto economico commerciale è inferiore a quello che si verifica con Giappone, Singapore e Vietnam, ma pur sempre rilevante in termini assoluti. L’Unione Europea infatti esporta, tra beni e servizi, 67,5 miliardi di euro, mentre importa un valore di 26,4 miliardi di euro dall’Australia e dalla Nuova Zelanda.
Con l’Oceania non si tratta di accordi già conclusi, ma solo di trattative avviate. Dopo aver ricevuto l’ok dai ministri del commercio degli Stati Membri, infatti, l’Unione Europea, per mezzo della sua commissaria Malmström, l’Australia e la Nuova Zelanda hanno avviato il 21 Giugno 2018 le negoziazioni per una nuova intesa commerciale. Gli scopi sono però sempre gli stessi di quelli perseguiti con i partner asiatici: abbattere le barriere tariffarie e non tariffarie, allineare secondo standard comuni le regolamentazioni ambientali, sulla sicurezza e sul lavoro, proteggere i prodotti a marchio agricolo e le creazioni di proprietà intellettuale, favorire e sviluppare gli investimenti in modo vantaggioso per tutti. La definizione di questi due accordi, che contribuiscono ad orientare il percorso economico e politico dell’Unione, sarà però ora compito di Phil Hogan, attuale successore della Malmström e comunque figura di spicco degli accordi già trovati, dato che è stato commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale con Juncker.
Il Sudamerica: Messico e Mercosur
Con il Messico l’Unione Europea scambia beni e servizi per 48 miliardi di euro, ricevendo invece dal Paese latino 29 miliardi. Con l’area del Mercosur, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay, l’UE esporta 68 miliardi di euro, mentre importa beni e servizi pari a 53,6 miliardi di euro.
Con il Messico l’Unione Europea ha aggiornato il precedente accordo commerciale, che risaliva al 2000, introducendo alcune novità importanti. Innanzitutto sono state create delle corsie preferenziali per lo scambio di prodotti agricoli, grazie all’eliminazione o alla riduzione dei regimi tariffari e alla protezione di 340 prodotti IGP. Tuttavia, è sul tema ambientale e politico che questo accordo si distingue rispetto agli altri. Lo standard ambientale di riferimento è non più il protocollo di Kyoto, ma il più recente accordo di Parigi. Inoltre sono previste, per la prima volta all’interno di un’intesa commerciale tra l’Europa ed un altro partner, delle specifiche misure per contrastare la corruzione e il riciclaggio di denaro.
La Commissione Europea ha raggiunto un accordo di principio con l’area Mercosur il 28 Giugno 2019. In questa versione dell’accordo, che dovrà diventare poi definitiva, oltre all’attenzione ai prodotti IGP (sono 357 quelli tutelati), alla riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie, una parte assolutamente centrale è rivolta all’ambiente. Con questo accordo in particolare l’Europa punta a ridurre del 40% le proprie emissioni inquinanti, mentre il Brasile si impegna non solo a fermare la deforestazione dell’Amazzonia e ad impiantare 12 milioni di ettari entro il 2030, ma anche a ridurre del 37% le proprie emissioni di gas serra.
Il Canada: tra polemiche e risultati concreti
Con il Canada l’Unione Europea vanta nel 2018 un surplus commerciale di 18,9 miliardi di euro. Ma è proprio riguardo al Canada e al relativo accordo di libero di scambio che in Italia si è consumato lo scontro politico, tanto da far dire a Luigi Di Maio il 22 Novembre 2018 che <<così com’è il CETA non è ratificabile>>.
Il CETA è prima di tutto un accordo commerciale che riduce del 98,4% i dazi doganali tra UE e Canada, tutela 143 marchi IGP e come nei casi precedenti allinea la regolamentazione ambientale e sul lavoro dei due mercati. Le novità nel rapporto tra UE e Canada dopo Juncker riguardano il riconoscimento di alcune categorie professionali come quella dei contabili, degli avvocati, degli ingegneri e degli architetti, e la possibilità di accedere agli appalti pubblici per le imprese europee.
Ciò che preoccupa Di Maio e chi si oppose alla ratifica del CETA, che deve essere unanime da parte di tutti e 28 i parlamenti nazionali europei perchè l’accordo sia approvato, riguarda il nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie (Resolution Investment Dispute – International Court System, RID-ICS). Questo altro non è che un tribunale di primo e di secondo grado composto da giudici indipendenti, le cui udienze sono pubbliche, al quale ci si può rivolgere qualora un soggetto veda leso o sottratto un proprio investimento. Nonostante quindi i timori circa una possibile cessione di sovranità proprio in considerazione di questo nuovo sistema giurisdizionale, è lo stesso accordo a prevedere che i singoli Stati conservino comunque il diritto a legiferare nell’interesse pubblico. Per ciò che concerne invece un’altra preoccupazione, quella che fa riferimento all’export europeo ed italiano, sono i primi risultati del CETA a parlare. Il CETA, entrato in via provvisoria in vigore il 21 Settembre 2017, ha contribuito a far crescere le esportazioni europee in Canada nel 2018 del 15% in più rispetto alla media degli ultimi tre anni, generando così ricavi per 5,3 miliardi di euro.