Il 24 gennaio a Bordeaux ed a Parigi, in Francia, sono stati registrati i primi tre casi di pazienti positivi al COVID-19 dentro l’Unione Europea. Ad aprile 2020 le persone contagiate nel Vecchio Continente sono più di 620 mila, mentre i decessi hanno superato quota 46mila. Si parla ormai, da un punto di vista occidentale, della più grave emergenza dai tempi della Seconda guerra mondiale. In Europa le istituzioni comunitarie hanno preso decisioni, anche molto criticate da alcune parti, tuttavia hanno anche messo in campo imponenti misure a supporto degli Stati che devono far fronte alla pandemia. In realtà il fatto che gli interventi dell’Europa siano, secondo molti, non sufficienti nel medio e lungo termine dipende soprattutto dai poteri di fatto molto limitati dell’Unione Europea come istituzione.
I poteri dell’Europa
Innanzitutto è bene precisare il ruolo che spetta all’Europa in materia di sanità pubblica. Come previsto dall’articolo 4 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, la sanità rientra tra le competenze concorrenti tra Unione e Stati membri. Nel Trattato è spiegato
<<l’UE non definisce le politiche sanitarie, né l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica. La sua azione serve invece a integrare le politiche nazionali ed a sostenere la cooperazione tra gli Stati membri nel settore della sanità pubblica>>.
Questo significa che l’Europa non ha potere legislativo o decisionale nell’ambito della sanità, ma può solo supportare le politiche decise dai governi nazionali. Inoltre, il margine d’azione dell’Unione dipende anche dalla sua ridotta autonomia nella gestione delle risorse finanziarie, dalle quali può stanziare liberamente, senza il consenso diretto degli Stati membri, solo una minima parte. L’attuale bilancio europeo ammonta infatti a circa l’1% del PIL UE. La Commissione Europea, l’organo presieduto, dal 1° Dicembre 2019, da Ursula von der Leyen, ha però messo in atto misure straordinarie e rivisto alcune regole al fine di contrastare il Covid-19 e sostenere l’economia degli Stati dell’Unione.
Le misure a contrasto del coronavirus
Il 17 marzo 2020 la Commissione Europea ha deciso di fornire un finanziamento di 80 milioni di euro all’azienda CureVac, che ha sede a Tubinga e che si occupa di sviluppare vaccini. Questa soluzione rientra però in un più ampio progetto a sostegno del settore della ricerca scientifica messo in atto dall’Unione. La Commissione Europea ha infatti finora stanziato nel complesso 47,5 milioni di euro per 18 progetti di ricerca sul coronavirus, mentre altri 90 milioni saranno destinati per l’Iniziativa di Innovazione Medica (IMI) in collaborazione con l’industria farmaceutica. A 164 milioni di euro ammonta invece il budget che è a disposizione di start up ed imprese innovative che progettino soluzioni utili contro il coronavirus.
Il 18 marzo, su proposta proprio della Commissione Europea, i 27 Stati membri hanno deciso all’unanimità di chiudere le frontiere esterne all’Unione, per contenere la diffusione globale del virus. Il 30 marzo ed il 2 aprile la Commissione ha invece annunciato l’elargizione di altri fondi destinati alla sanità dei Paesi membri. Nello specifico, 3 miliardi di euro che provengono direttamente dal bilancio dell’Unione e 37 miliardi che rientrano nell’ambito della politica di coesione.
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Le misure a sostegno dell’economia
Oltre al piano d’acquisto di titoli di Stato per 750 miliardi di euro da parte della Banca Centrale Europea, anche la Commissione ha adottato delle misure rivedendo le regole ordinarie dell’Unione, con l’intenzione di sostenere e proteggere l’economia del Continente. Tra le prime misure avanzate dalla Commissione e poi adottate dall’UE ci sono la sospensione delle regole fiscali del Patto di Stabilità e Crescita e l’allentamento della normativa che limita gli aiuti di Stato. Questo permetterà ai paesi membri da una parte di avere limiti di spesa molto ampi per fronteggiare l’emergenza e dall’altra di fornire grossi aiuti alle imprese ed ai cittadini più colpiti dalla crisi. In particolare, come sancito dal quadro normativo temporaneo, uno Stato potrà fornire sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali selettive ed acconti fino a 800mila euro ad ogni azienda, farsi garante dei prestiti bancari e fornire prestiti pubblici agevolati alle imprese.
Il 1° Aprile la Commissione Europea ha annunciato la proposta di istituire il progetto SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency), ovvero un sistema di prestiti agli Stati membri con un budget di 100 miliardi di euro. Questa somma, se la proposta avrà successo, sarà ottenuta dalla Commissione attraverso l’emissione di titoli obbligazionari sul mercato, sui quali verranno poste delle garanzie dagli Stati membri secondo uno schema volontario. A questo si aggiunge anche il piano di finanziamenti istituito dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Sia attraverso garanzie bancarie che per mezzo di linee di credito, la BEI si pone l’obiettivo di mobilitare fino a 40 miliardi di euro, in modo da permettere un più rapido e maggiore accesso al credito da parte delle imprese e dei cittadini europei.
La ricerca della solidarietà tra gli Stati membri
Un ambito nel quale le istituzioni dell’Unione Europea hanno diretta competenza è quello che riguarda il rispetto dei principi cardine dell’Unione stessa, ovvero il rispetto della libera circolazione delle merci e delle persone. In questo ambito, grazie al lavoro svolto dal commissario al commercio interno Thierry Breton, la Germania e la Francia, inizialmente intenzionate ad evitarne l’esportazione, hanno garantito la fornitura anche verso l’Italia di mascherine e di altro materiale sanitario. A partire da questo e dopo l’aggravarsi dell’epidemia soprattutto nei Paesi mediterranei, ci sono state alcune iniziative di solidarietà pervenute direttamente dai singoli paesi europei. Tra queste si annovera la fornitura di 7 tonnellate di materiale sanitario e la disponibilità di 70 posti letto in terapia intensiva da parte della Germania nei confronti dell’Italia.
Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ci sarà un importante dibattito su altri strumenti economici che l’Unione potrà decidere di mettere in campo. Tra questi ci sono le possibili modifiche nell’attuazione del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Queste, assieme all’azione della BEI, potrebbero, sempre che si raggiunga l’unanimità all’interno dell’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle Finanze europei, fungere da veicolo per l’istituzione dei Coronabond o di elementi analoghi.