Il vintage è di moda. Abbigliamento, macchine fotografiche analogiche, biciclette, ma soprattutto musica. Secondo gli andamenti delle vendite attuali, fra non molto i ricavi generati dalla musica su vinile supereranno quelli provenienti dai CD.
Le vendite di vinile sono cresciute in modo costante negli ultimi anni, passando da un andamento negativo ad un positivo intorno al 2006, mentre quelle dei CD sono ora in declino. In un report dell’anno scorso della RIAA, l’Associazione Americana dell’Industria Discografica, si evidenziava il fatto che che le vendite dei CD si stavano riducendo tre volte più velocemente rispetto a quanto stavano aumentando quelle di vinili.
Il trend è lo stesso anche nel report di metà anno del 2019. Con il vinile si sono guadagnati 224.1 milioni di dollari grazie alla vendita di 8.6 milioni di unità nella prima metà del 2019, mentre i CD registrano 247.9 milioni di dollari per 18.6 unità: la distanza è poca. Il vinile cresce del 12.8% nella seconda metà del 2018 e del 12.9% nei primi sei mesi del 2019, mentre i CD non crescono. Se questi andamenti rimarranno inalterati, il sorpasso sarà inevitabile. Il campione di incassi rimane però lo streaming, dominando con il 62% di ricavi totali dell’industria musicale.
Nel 2015, il CEO della Warner Records spiegava che il vinile, per quanto fosse amato, non aveva un peso tale da decidere le sorti dell’azienda e non valeva la pena nemmeno di dedicargli un dipartimento. Adesso le cose sono diverse: già Sony ha deciso nel 2017 di ricominciare a produrre vinili nei propri stabilimenti, abbandonati 30 anni fa. Il problema? Trovare ingegneri in grado di maneggiare vecchie tecnologie .