Una volta compreso il funzionamento di base, bisogna aggiungere nuovi elementi per capire come le obbligazioni vengono prezzate dai mercati. Oltre al tasso d’interesse e alla maturità dei bond bisogna tenere conto anche del suo rendimento.
Come funziona il prezzo delle obbligazioni
Come vedremo tra poco in dettaglio, il rendimento è collegato al prezzo effettivo a cui viene scambiato il bond. Il prezzo di un’obbligazione può variare rispetto al suo valore nominale per due motivi: viene emessa sopra/sotto il valore di lancio, oppure diversi tipologie di rischio ne influenzano il prezzo.
Quotazione alla pari
Si è detto che ogni titolo obbligazionario ha valore nominale di 100, denominato in una certa valuta di riferimento (Euro, Dollaro, Sterlina, ecc.). Se il prezzo al momento dell’emissione è di 100, allora si dice che l’obbligazione è emessa alla pari.
Quotazione sopra alla pari
Può capitare che il prezzo di un’obbligazione sia superiore a 100, quindi sopra la pari. Ciò può succedere nel caso in cui l’obbligazione garantisca una cedola più alta rispetto alle altre obbligazioni in circolazione. Inoltre, può succedere in seguito ad una discesa generale dei tassi d’interesse sulle nuove obbligazioni emesse dalle stesse società o Stati: le vecchie obbligazioni con tassi d’interesse maggiori garantiscono annualmente dei ritorni maggiori.
Quindi lo stato del mercato ha un importante ruolo nella valutazione dei bond, facendo riferimento soprattutto alla rischiosità associata agli emittenti ed al sistema in generale.
Quotazione sotto la pari
Tuttavia, al momento dell’emissione l’ente emittente può decidere di fissare il prezzo di sottoscrizione sotto la pari, ossia a meno di 100. Emettere sotto la pari è un modo per invogliare gli investitori con un prezzo scontato. La cedola verrà sempre calcolata con il valore nominale e il tasso d’interesse, ma a scadenza l’investitore percepirà più del capitale versato: riceverà in più la differenza tra prezzo di sottoscrizione e il valore nominale.
Per esempio, il governo spagnolo decide di emettere dei Bonos a 5 anni, con un tasso d’interesse dello 0,2%, molto basso per il mercato. Per evitare che l’asta dei titoli pubblici non venga interamente piazzata, il prezzo di emissione viene fissato a 98. Così gli investitori potranno ricevere a scadenza 2€ in più per ogni Bonos di cui sono in possesso.
Cos’è il tasso di rendimento
Anche se il tasso d’interesse è rimasto invariato, ciò che cambierà sarà il tasso di rendimento implicito (Yield-to-Maturity). Usando il linguaggio della matematica finanziaria, il tasso di rendimento implicito è quel tasso che rende equivalenti i pagamenti futuri al prezzo pagato in partenza.
Se il prezzo pagato per comprare il bond è uguale al capitale restituito a scadenza, ossia il suo valore nominale, il tasso di rendimento sarà uguale al tasso d’interesse. Mentre se il prezzo pagato è inferiore, il tasso di rendimento sarà maggiore del tasso d’interesse e viceversa.
Ogni giorno i Titoli di Stato, obbligazioni emesse dallo Stato, vengono scambiati sui mercati secondari, quindi il loro prezzo varia in continuazione e di conseguenza cambia anche il loro rendimento.
Visto che il tasso d’interesse è fisso e le maturità variano da obbligazione ad obbligazione, nei mercati il tasso di rendimento è un’informazione più completa e che permette il confronto di obbligazioni con maturità diverse. Infatti, il tasso di rendimento è espresso come un tasso annuale, a prescindere dalla maturità della singola obbligazione. Quindi è possibile confrontare bond diversi per maturità, ma anche per tassi d’interesse diversi.