I mercati finanziari, nel pensiero comune, sono visti come enti all’interno dei quali gli operatori si incontrano per scambiare titoli al fine di ottenere in poco tempo un profitto elevato. Si pensa a dinamiche basate su un’economia solo virtuale, lontana e del tutto distaccata dalla così detta economia reale. Investire in titoli azionari, in particolare per l’opinione pubblica italiana, sarebbe un’attività per molti versi simile al gioco d’azzardo. Quindi, guadagnare in Borsa significherebbe sempre arricchirsi alle spalle di altri, senza aver dato nessun contributo né alla società né all’economia reale. Questa visione, pur non essendo del tutto sbagliata, è incompleta, in quanto tiene solo conto delle dinamiche speculative all’interno dei mercati azionari. La funzione primaria della finanza, il motivo per cui nessuna economia del XXI secolo può restare competitiva facendone a meno, è di indirizzare ed incanalare denaro verso agenti economici che ne hanno bisogno, prime fra tutti le imprese. Così diventa possibile avere in poco tempo capitali da utilizzare che, altrimenti, avrebbero richiesto anni o decenni per essere raccolti. Nonostante oggi sia più che lecito domandarsi in che misura tale funzione venga davvero assolta, i mercati finanziari nascono e si evolvono allo scopo di supportare la produzione di merci, servizi e, in generale, la crescita dell’economia reale.
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L’esempio dei derivati
L’attività economica d’impresa è rischiosa per sua natura, poiché prevede di stanziare un capitale senza sapere in quanto tempo e se inizierà a fruttare. I costi da sostenere sono certi, mentre il guadagno è incerto, visto che deriva da moltissimi fattori poco prevedibili. I derivati sono strumenti finanziari che nascono proprio per mitigare tale rischio. Attraverso di essi, infatti, è possibile garantirsi un ritorno certo, proteggendosi così da eventuali imprevisti nel proprio settore.
Un’assicurazione di portafoglio: le opzioni
Le opzioni sono contratti derivati che incorporano il diritto di acquistare, opzioni Call, o vendere, opzioni Put, un prodotto, detto sottostante, ad un determinato prezzo entro una data precisa. Per esempio, un’azienda che si occupa di produrre mobili in legno, attraverso opzioni Call, può stabilire con un fornitore che potrà acquistare da lui, nel tempo, certe quantità di materia prima ad un prezzo già definito. In questo modo, se il costo del legname dovesse per qualche motivo schizzare in alto per un periodo, l’azienda acquirente sarà protetta dal contraccolpo. Attraverso le opzioni Put, invece, l’azienda produttrice di mobili può accordarsi con società che si occupano della distribuzione, assicurandosi così di poter vendere i propri prodotti entro una certa data e ad un certo prezzo. In questo modo ci si protegge da eventuali crolli del valore di mercato.
Nel caso delle opzioni Call, l’acquirente paga più di quello che l’altra parte considera il probabile valore che la merce in questione avrà nel periodo compreso dal contratto. Nelle Put, invece, i prodotti sono venduti, secondo una logica analoga, a prezzi più bassi di quelli di mercato. Di fatto, per chi ricorre a tali strumenti, c’è un sovrapprezzo in cambio di un’assicurazione contro le fluttuazioni impreviste del mercato.
Le opzioni possono essere applicate anche nei mercati finanziari, nell’ambito della compra-vendita di azioni ed asset. Per esempio, qualcuno che possiede titoli quotati sull’indice americano S&P500, se teme un crollo imminente, può acquistare un’opzione Put 5% sull’indice, ottenendo un ricavo dal momento in cui l’S&P500 registrasse un ribasso maggiore del 5%. Tuttavia, nei mercati finanziari acquistare un’opzione è spesso molto costoso, per cui si tende si solito a preferire altri strumenti.
I Forward ed i Futures
I contratti derivati Forward sono per certi versi simili alle opzioni. Se, però, in queste ultime l’obbligo sta solo da una parte, del compratore o del venditore, con i Forward entrambi si impegnano a concludere l’operazione commerciale entro la data ed il prezzo stabiliti. In questo caso nessun contraente ha il diritto di tirarsi indietro senza l’approvazione dell’altro. Tale operazione consente agli interessati di proteggersi dai rischi legati all’inflazione, detti rischi di cambio, e dalle variazioni di valore della merce sottostante all’accordo. I Forward non sono sottoposti ad una regolamentazione rigida e possono essere impostati dai contraenti secondo le loro esigenze.
I Forward possono, quindi, assumere svariate forme a seconda delle condizioni pattuite dalle parti. Dei derivati molto simili ma standardizzati per poter essere scambiati su mercati istituzionali, sono i Futures. Anche i Forward possono essere soggetti a compra-vendita ma solo tramite un accordo diretto con una terza parte. Una caratteristica fondamentale dei Futures è che questi, come tutti gli asset presenti sui mercati finanziari, necessitano di un intermediario autorizzato che garantisca il rispetto delle norme. A differenza che con i Forward, chi acquista Futures deve subito stanziare il denaro previsto nelle casse dell’ente regolatore, come una sorta di caparra. Questi soldi, poi, saranno restituiti nel momento in cui l’investitore venderà, o cederà in qualche altro modo, il derivato, rinunciando quindi al diritto, e dovere, di comprare la merce sottostante. Operare con i Futures, comunque, richiede il pagamento di una commissione all’ente intermediario.