Il turismo è uno dei settori più colpiti dall’emergenza coronavirus, un colpo devastante è arrivato anche al colosso Airbnb. La società si occupa di fare da intermediario fra chi possiede case o appartamenti da affittare e chi cerca un alloggio in cui restare per un periodo limitato, in occasione di una vacanza o di un viaggio di lavoro. Con la pandemia globale, però, Airbnb si è vista annullare centinaia di migliaia di prenotazioni e, per non essere trascinata in tribunale o trovarsi senza liquidità in futuro, è stata costretta a chiedere soldi in prestito per rimborsare i clienti. Infatti, secondo il contratto della società, in caso di annullamento essa deve restituire il 25% dell’importo pagato dai viaggiatori. Inoltre, Airbnb deve pagare ai proprietari, nel caso in cui gli ospiti si tirano indietro, il 25% dell’importo che avrebbero dovuto ricevere.
La dichiarazione di Ursula von der Leyen
L’invito della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di aspettare a prenotare le vacanze estive per il 2020 è stato un vero e proprio colpo di grazia per il settore del turismo. Esso era già uno dei più colpiti dalla crisi dovuta all’emergenza coronavirus.
In un momento storico in cui vige il mantra del distanziamento sociale, alcuni Stati hanno annunciato la graduale riapertura di alcune attività non essenziali, in modo da far in parte ripartire l’economia e ridurre i danni, soprattutto in termini di posti di lavoro. Questo, però, non ha potuto in nessun caso includere il settore dei viaggi.
I guai di Airbnb
Centinaia di migliaia di prenotazioni sono state cancellate dal sito di Airbnb, spingendo il colosso degli affitti brevi, su consiglio di Goldman Sachs e Morgan Stanley, a prendere in prestito un miliardo di dollari. Questo è stato fatto tramite prestiti senior sottoscritti da circa 20 investitori istituzionali, per far fronte alle richieste di rimborso da parte dei clienti e degli stessi proprietari.
Airbnb dovrà restituire un importo pari al 25% di quanto versato ai clienti e la stessa percentuale, delle mancate entrate, ai proprietari. Il debito, a scadenza quinquennale, prevede un tasso d’interesse pari al risk free maggiorato del 7,5% e, essendo senior, prevede il diritto di prelazione in caso di fallimento della società.
L’IPO andata in fumo
Il colpo arriva poco dopo l’ingresso in Airbnb di Silver Lake e Sixth Street, due compagnie di private equity, entrate nel consiglio d’amministrazione tramite il conferimento di un miliardo di dollari in cassa.
Nel 2017 Airbnb aveva ricevuto una valutazione pari a 31 miliardi di dollari e ci si aspettava la sua quotazione in Borsa proprio nel 2020. Tuttavia, durante gli ultimi round di negoziazione, il suo valore è sceso a circa 18 miliardi. Perciò l’IPO non potrà avvenire prima del 2021, a condizione che vengano rispettate le previsioni di ricavi indicate dalla società, secondo cui sarà in grado di tornare ai livelli del 2019 già a partire da gennaio 2021.