È pari a €100 miliardi il valore del falso agroalimentare italiano.
Il cibo nostrano è tra i più contraffatti al mondo. Secondo le stime della Coldiretti circa 2 prodotti su 3, a livello globale, sono falsi e senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese.
Il fenomeno, in aumento negli ultimi dieci anni di oltre il +70%, ha avuto un picco durante la pandemia. Paesi ricchi ed emergenti avrebbero infatti approfittato del periodo per sostituire i prodotti tricolori con imitazioni locali di bassa qualità.
Tra gli esempi più eclatanti il “Chianti Classic” e il “Romano Cheese” americani, il “Reggianito” e il “Grana Pampeana” argentini, il “Veneto Salami” canadese e il “Perfect Italiano Parmesan” australiano. Spopolano poi nell’est Europa gli “Spaghetti Bolognese” e la “Torti carbonara”, ma anche i vini “Perisecco” e il “Meer Secco”.
Il fenomeno ha un impatto devastante sull’economia nazionale.
Combattendo i prodotti contraffatti si potrebbero creare oltre 300 mila posti di lavoro ed aumentare le esportazioni all’estero, senza contare il ritorno positivo sull’immagine del Belpaese.