In questa fase storica, effettuare un’attenta analisi riguardo l’andamento dell’oro richiede due tipologie di riflessioni di natura diversa ma che hanno lo scopo comune di fare maggior chiarezza sulla complessità delle dinamiche socio politiche attuali che inevitabilmente impattano anche su questo mercato.
Andamento storico e composizione della domanda
Una prima, forse più tecnica, riguarda il trend principale dell’asset class aurea che, soprattutto nel medio periodo, ha evidenziato un forte e costante rialzo. Infatti, dopo un rally eccezionale nei primi mesi dello scorso anno che a Settembre l’avevano spinta al suo record dal 2013, in questo inizio anno la sua quotazione ha vissuto una nuova, ennesima “fiammata” a causa delle note vicende susseguitesi in Medio Oriente.
In questo clima di fortissima instabilità politica ed economica, gli investitori hanno fatto ricorso per lo più ai cosiddetti “beni rifugio” e quindi i metalli preziosi (in primis l’oro), i bond a breve termine (soprattutto Treasuries americani o Bund tedeschi) o valute a basso rendimento (come JPY e, in minor misura nell’ultimo periodo, CHF): è il fenomeno del “flight to quality”, tipico di un sentimento RISK OFF. La scelta di inserire in portafoglio l’oro deriva proprio dal “contigency risk” che può verificarsi sul mercato a causa di tensioni e forti interferenze sul mercato.
La domanda di oro per investimento: i numeri
Ma, nell’ultimo periodo dello scorso anno, sono stati gli investitori a sostenerne la corsa. Infatti, secondo il World Gold Council, nel terzo trimestre la domanda di oro per investimento era più che raddoppiata (a 408,6 tonnellate): per due terzi si è trattato di acquisto di Etf, il cui patrimonio complessivo ha raggiunto il record storico di 2.855 tonnellate. Nel trimestre dei record (il terzo del 2019), tuttavia, ogni altra fonte di domanda mostrava già segni evidenti di debolezza: rispetto a un anno prima l’acquisto di barre e monete risultava dimezzato. Le banche centrali avevano continuato ad accumulare riserve auree a un ritmo sostenuto (156,2 tonnellate), ma inferiore del 38% rispetto al record storico del terzo trimestre del 2018. Anche i consumi in gioielleria non sono andati bene: a livello globale c’è stato un calo del 16% (a 460,9 tonnellate), ma la frenata è stata molto più accentuata nei mercati chiave dell’Asia, area da cui continuano ad arrivare segnali di debolezza: Cina e India.
L’influenza della geopolitica
La seconda riflessione da fare è quella legata alle dinamiche degli ultimissimi tempi in cui, soprattutto l’aspettativa poi realizzata di un riavvicinamento tra Cina e USA in merito ai dazi, ha portato ad una nuova (ed ennesima) tendenza dei mercati sancita da un passaggio da una situazione di Risk Off ad una di Risk On. In questo caso le asset class maggiormente in grado di premiare gli investitori sono quelle legate ai mercati azionari ed ai bond ad alto rendimento (High Yield societari ed Emerging), poiché il denaro si sposta su quelle attività che sono capaci di offrire mediamente rendimenti più elevati. Questo è il motivo per cui si assiste molto spesso a una rivalutazione dei cambi euro/yen e dollaro/yen ma anche del dollaro neozelandese (o australiano) e di quello canadese che beneficiano del rialzo di alcune materie prime come il petrolio e il rame essendone i principali esportatori.
Cosa aspettarsi allora dal 2020?
Fare previsioni per un anno che nasce è sempre un azzardo, tanto più se parliamo di un anno che è iniziato con venti di guerra in Medio Oriente ed in cui si deciderà la conferma o meno dell’inquilino della Casa Bianca. Tuttavia, proprio l’attuale magmatico contesto geopolitico, in aggiunta alle considerazioni sul trend di fondo rialzista, conferma con forza la necessità di detenere metallo giallo all’interno del proprio portafoglio investimenti. Sarà, come abbiamo visto in questo inizio 2020, una garanzia di apprezzamento in fasi anche improvvise ed impreviste di Risk On, con il risultato di ottimizzare la gestione del portafoglio. Senza tener conto che, un mondo finanziario con tassi vicini allo zero, favorisce l’utilizzo dell’oro come strumento d’investimento non essendo caratterizzato da flussi cedolari.